Sostenibilità
Aree interne, il Pnrr accende le comunità energetiche?
Dalle zone terremotate nel 2016, fino - più in generale - alle aree interne dell’Italia, punteggiate di borghi storici e bellezze paesaggistiche: con il Pnrr per loro si prova a scommettere su un futuro fatto di comunità energetiche. Ma nonostante i fondi, non è tutto in discesa, anzi
di Luca Cereda
Il sisma ‘infinito’ del Centro Italia – il più forte in Italia dal 1980 – nel 2016 aveva portato a centinaia di vittime e danni enormi al territorio e al patrimonio artistico e culturale di quell’Italia centrale fatta di borghi. A più di sei anni di distanza, il rilancio economico delle zone terremotate passa dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che può accendere centinaia di comunità energetiche in Lazio, Abruzzo e Marche.
Questo potrà avvenire anche grazie al decreto – di fine 2021 – che recepisce la direttiva Europa sulle comunità energetiche a cui si aggiunge la misura prevista dal Pnnr che riguarda il finanziamento a tasso agevolato – non a fondo perduto – nei comuni sotto i 5 mila abitanti che realizzano al loro interno una comunità energetica. E questo potrebbe anche frenare – o invertire la rotta – dello spopolamento di questi territori.
Cittadini, imprese, amministrazioni, condomini, enti del Terzo settore insieme?
È tangibile il rischio che le opportunità offerte dal Pnrr possano non essere percepite e colte fino in fondo, ha detto nell’incontro organizzato da Legambiente “Comunità rinnovabili e solidali” – evento dedicato alle regioni del centro Italia colpite dal sisma -, Gianluca Loffredo, subcommissario straordinario ricostruzione sisma 2016. «Non basta però avere a disposizione risorse ingenti, se poi manca una progettualità che sappia guardare al futuro». E il futuro richiede che tutti siano protagonisti della ricostruzione, a partire dalla filiera istituzionale, «il Pnrr deve essere uno strumento strategico che va incontro a quelle che sono le esigenze territoriali e sociali del momento. Che consente a soggetti come cittadini, imprese, amministrazioni, condomini, enti del terzo settore di mettersi insieme, produrre energia e scambiarsela». Ne è convinta Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia Legambiente.
Per questo vanno superate le logiche campanilistiche per delineare una visione all’avanguardia, che sappia tracciare un futuro per fare rimanere i nostri giovani qui dove sono nati.
La ricostruzione del terremoto e l’energia green delle comunità energetiche procedono di pari passo, devono farlo: «Sono obiettivi raggiungibili con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione: il fondo complementare Pnrr sisma, il Cis, la programmazione europea, la legge sui Borghi. La Regione deve accelerare i lavori per mettere a sistema tutte queste opportunità, con una visione complessiva del rilancio della ricostruzione post sisma ma, soprattutto, del rilancio della centralità del nostro entroterra», specifica Loffredo.
Energia per il futuro
Tutti possono far parte di una comunità energetica beneficiando di incentivi e vantaggi in bolletta, consumando sul posto l’energia che si autoproduce per il proprio fabbisogno andando a contrastare nello stesso tempo quella che si definisce “povertà energetica”, ossia «una situazione nella quale una famiglia o un individuo non raggiunge un adeguato livello di servizi energetici essenziali a causa di una combinazione di basso reddito, spesa per l’energia elevata e bassa efficienza energetica nelle proprie case. Considerando che si stima che oltre 50 milioni di famiglie nella sola Unione Europea vivano in questa condizione, si capisce benissimo quale positiva ricaduta avrebbe la creazione di tali comunità», aggiunge Eroe.
Ma come si crea nella pratica una comunità energetica, a partire da una zona che poco più di un lustro fa ha subito un terremoto? A spiegarlo è l’ingegner Fulvio Scia, amministratore Sinergia EGP1 srl: «I soggetti ammessi alla comunità si è molto allargata con le nuove norme, aprendo a enti religiosi, enti di ricerca e del terzo settore, oltre alle Pmi. E ovviante comprende gli enti locali e i privati cittadini. L’iniziativa può quindi partire da qualsiasi soggetto, pubblico o privato e significa che, anche semplici cittadini che abitano nello stesso quartiere possono farlo. a potenza degli impianti incentivabili può essere fino a 1.000 kw».
Pnrr, occasione oppure ostacolo?
Le “regole” con cui è stato pensato e costruito però il Pnrr non seguono questa logica, anzi: il piano nazionale di ripresa e resilienza finanzia sopratutto l’edilizia e le nuove costruzioni, a discapito di restauri, ristrutturazioni – e ricostruzioni post terremoto – in chiave di efficientamento energetico, per questo Scia auspica che «le regioni possano farsi carico di un'iniziativa capillare sui territori, a partire dal nostro che va riattivato a partire dall’energia. Questo può accadere attuando la pianificazione energetica territoriale, con lo scopo di valorizzare le risorse energetiche locali a favore delle comunità», spiegando alle comunità i passi da fare nelle fasi di progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione.
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