Salute

Arcobaleno aids

Dalla cura alla prevenzione: ecco l’impegno dei tanti volontari che sfidano le paure di una città come Torino

di Redazione

Associazione Arcobaleno Aids via Caprera 46/D – 10136 Torino tel. e fax 011.363087 arcobalenoaids@libero.it Fondata nel 1992 Presidente: Pietro Altini Scopo: aiuto ai malati di Aids e attività di prevenzione nella città di Torino La discriminazione è l?Aids sociale!». Con questa terribile verità, Stefano Patruno, segretario dell?associazione Arcobaleno Aids, sintetizza il dramma esistenziale di un sieropositivo. In Italia vivono poco più di 17mila malati di Aids e, pur non avendo le dimensioni di un flagello come in Africa, l?infezione da Hiv condanna chi la contrae all?angoscia e all?isolamento. Il presidente di Arcobaleno Aids, Pietro Altini, coordina una cinquantina di volontari provenienti in prevalenza dai settori infermieristico e medico nell?assistenza ai sieropositivi, circondato, purtroppo, dallo scetticismo e dalla diffidenza della parte cosiddetta ?sana? della società torinese. Arcobaleno Aids assiste i malati durante la degenza in ospedale e si dedica a organizzare gruppi di auto-aiuto per i sieropositivi e le loro famiglie, appoggiandosi ad alcuni psicologi. In casi di particolare gravità l?associazione fornisce al malato di un supporto psicologico individuale. Centinaia i casi affrontati finora, con esiti alterni, dai volontari torinesi, ma il passaparola, come spiega Pietro Altini, lui stesso infermiere a Torino, fra le corsie d?ospedale funziona come primo campanello d?allarme per segnalare le persone che hanno più bisogno d?aiuto. Tutto ciò fra mille difficoltà, non ultima la ricerca di una sede nuova che li ospiti: troppa gente a Torino ha paura mentre il mondo politico guarda altrove. Ma l?Aids si combatte anche con la cultura della prevenzione, informando correttamente le persone a rischio. Per questo c?è Agorà, notiziario dell?associazione, l?ultima iniziativa creata apposta per sfidare, a scuola come al Pronto soccorso, durante un esame del sangue o all?uscita di una discoteca, l?indifferenza e la paura che circondano questa malattia. «È il nostro vaccino contro i pregiudizi!». Renato Tubère


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