Cultura
Arcivescovo pakistano: L’azione Usa un pericolo per tutto il mondo
Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore a un mese dalla tragedia di New York intervistato da Fides
di Redazione
Preghiere e proteste, un mese dopo la tragedia
“Quella dell’11 settembre è stata una tragedia mondiale per la libertà. Sosteniamo gli sforzi per combattere il terrorismo in tutte
le sue forme e in ogni luogo. Non accettiamo una guerra di religione, ma
una lotta contro quanti sono un pericolo per tutta l’umanità. A un mese
dall’attentato, invitiamo i credenti di tutte le religioni a pregare e
lavorare insieme per la giustizia e la pace”. Lo ha detto in un colloquio
con Fides mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore. L’arcivescovo ha assicurato preghiere per le vittime degli attentati e delle azioni militari in corso in Afghanistan: “L’intervento militare è comprensibile perché punta a sconfiggere il terrorismo. Ma occorre ridurlo al minimo perché causerà la morte di innocenti. L’azione rappresenta un pericolo per tutto il mondo, perché può avere conseguenze imprevedibili”.
Mons. Saldanha si è detto preoccupato per la grande manifestazione
musulmana anti-americana annunciata per domani in tutto il Pakistan. “Non credo che a Lahore vi saranno proteste di massa, ma a Peshawar, Islamabad e Karachi si prevede grande afflusso di gente in piazza. La maggior parte del popolo pakistano oggi simpatizza con i talebani, perché condivide con loro religione ed etnia pashtun”.
Secondo l’arcivescovo, i pericoli maggiori vi saranno nei villaggi, dove
c’è minore protezione e i cittadini pakistani che appartengono a minoranze religiose potrebbero subire ritorsioni: “Speriamo che l’attacco in Afghanistan non abbia effetti collaterali sui rapporti fra maggioranza
musulmana e minoranze religiose nel paese. Il 9 ottobre, in una delegazione delle minoranze composta da cristiani, indù, buddisti e sikh, abbiamo incontrato il presidente Musharraf. Questi ha espresso la sua
preoccupazione per il nostro benessere. Stiamo lavorando per l’armonia
sociale, promuovendo seminari e invitando i cristiani a lavorare a fianco
dei musulmani per l’unità e la solidarietà”.
Intanto ieri quattro profughi afgani sono stato uccisi a Quetta, capitale
della provincia del Baluchistan, durante una manifestazione di protesta. Vi
sono state proteste anche nelle province di Sindh e Punjab, ma senza
vittime. Il presidente Musharraf, parlando in Tv, ha accusato gli
estremisti di volere distruggere la pace nel paese, annunciando dura
repressione.
A Karachi i muftì Nizam-ul-din Shamazai e Abdullah sha hanno guidato un
corteo, chiedendo al governo di fermare l’aiuto alle forze Usa. Il muftì
Shamazai è stato l’insegnante di molti leader talebani ed era membro della delegazione che si è recata in Pakistan a chiedere loro di consegnare Bin Laden.
Tutti attendono la manifestazione prevista per domani, che mostrerà se la
protesta appartiene a pochi fondamentalisti o se è condivisa dalla maggior parte della popolazione. Il venerdì è il giorno della preghiera musulmana e dei discorsi dei leader islamici alla popolazione. Domani, 12 ottobre, è il primo venerdì dopo l’inizio dei raid anglo-americani in Afghanistan, cominciati il 7 ottobre.
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