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Arci, un’idea per la scelta del nuovo presidente

Dopo la fumata nera dello scorso marzo sul nome del successore a Paolo Beni, c'è molta attesa per l'incontro di sabato a Bologna, destinato a superare le difficoltà degli ultimi tempi, in cui si è discusso molto anche sui social network. La novità è che forse la quadra è stata trovata, in extremis

di Daniele Biella

È tutto pronto. O quasi. Sabato 14 giugno 2014 a Bologna l’Arci, la più grande associazione italiana in termini di iscritti, sedi e molto altro, sceglie il nuovo presidente. La storia recente la ricordiamo tutti: fumata nera, anzi nerissima (con momenti di tensione e i delegati divisi essenzialmente in due gruppi, facenti riferimento a due anime diverse rappresentate dai candidati Francesca Chiavacci e Filippo Miraglia, vedi articoli allegati) nella due giorni di consiglio nazionale del marzo scorso, decisione rimessa a una reggenza composta dal presidente uscente Paolo Beni, ora deputato del Pd, e dai presidenti regionali dell’associazione. Reggenza che, però, aldilà delle premesse e le rassicurazioni a Vita dello stesso Beni, non è riuscita a sbrogliare del tutto la matassa prima del giorno decisivo, sabato prossimo, appunto. Quando l’Arci dovrà necessariamente avere una nuova guida.

Da marzo a ora sono stati mesi complicati, e gli incontri bisettimanali della reggenza non sono stati facili. Ora manca la quadra, è vero, ma le idee, seppur a fatica e dette a bassa voce, emergono. La novità degli ultimi giorni è che ci sarebbe una exit strategy dall’impasse. Prima di approfondirla, però, è utile capire come si è comportata la base, in questi mesi, dai circoli al web. E per farlo non si può non presentare un personaggio virtuale che discute e sta facendo molto discutere di sé ma soprattutto della vita associativa: il Delegato al congresso. Nato sul social network all’indomani dell’assemblea di marzo, alla quale era presente, rimane oggi una sorta di nebulosa (una persona sola o più persone? Parteggia per un’anima o per l’altra?) che giorno dopo giorno ha tenuto alta l’attenzione verso la questione, spesso con sarcasmo ma in fondo con passione e partecipazione. Tanto da essere riconosciuto autorevole anche dagli organi interni associativi ( a questo link l’intervista che gli ha dedicato Arci Milano, che l'ha definito un "avatar collettivo") e seguito da un cospicuo numero di persone. Nelle ultime ore ha annunciato la sua (ironica?) discesa in campo come terzo candidato, ma soprattutto ha fatto sapere che sabato, a un certo punto, si presenterà, svelando il mistero sulla sua identità. Originalità, quella del Delegato al congresso, che denota l’estrema vitalità del movimento associazionistico.

Alla fine, Chiavacci o Miraglia o una terza via? Per Vita i due candidati sono entrambi vincitori, anche solo per la seria simpatia con cui hanno scoperto le proprie carte in una frizzante doppia intervista a pochi giorni dall’assemblea di marzo. Ma, come dicevamo prima, c’è un idea che si fa strada verso il traguardo di dopodomani. Idea confermata da autorevoli fonti interne all’associazione. Eccola: presidenza a Francesca, vicepresidenza a Filippo che fa un passo indietro ma che stringe un accordo di ferro con la nuova presidente su vari punti fondamentali delle scelte associative. Sarà così, o sarà altro, tra due giorni si avrà la soluzione. Resta il fatto che, comunque vadano le cose, questi mesi hanno rappresentato per l’Arci un grande lavoro di relazione e confronto. Non sono tempi facili per nessuno, complice anche la crisi economica, e l’associazionismo soffre come tanti altri settori, o forse di più, dati i valori fondanti che lo attraversano. Le differenze possono diventare ostacoli, si sa. Ma se superati, le stesse differenze tornano a essere ricchezza. Buon lavoro al nuovo presidente, quindi, chiunque esso sarà.

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