La manifestazione per l'Europa

Arci: ecco perché il 15 non saremo in piazza

«Rafforzare un’altra opzione per l’Europa, che vogliamo non sia quella militare». Con queste parole, l’Arci nazionale prende posizione sul piano di riarmo e annuncia che non parteciperà alla manifestazione del 15 marzo: «Abbiamo rispetto per quella piazza ma oggi non riesce a essere la nostra fino in fondo. Vogliamo costruire un ponte con chi condivide lo stesso impegno per una Europa del disarmo»

di Daria Capitani

«è in atto una fase di cambiamento epocale di questo mondo. Guerra è una parola che ritorna e coniuga due aspetti: la sicurezza e la difesa da un lato, la crisi industriale dall’altro». Con queste parole il presidente dell’Arci nazionale Walter Massa introduce il contesto in cui nasce la posizione della sua associazione rispetto al piano di riarmo europeo. «Oggi per noi la priorità assoluta è la costruzione e il rafforzamento di un’altra opzione per l’Europa, che vogliamo non sia quella militare. Pensiamo che vada immediatamente convocata una grande campagna non soltanto nazionale ma europea perché non crediamo che questo sia l’unico destino possibile per l’Europa».

E aggiunge: «Destinare 800 miliardi di euro ai paesi membri per sostenere lo sviluppo e la produzione militare non è investire su un sistema di difesa comune. Utilizzare i fondi della coesione sociale per riarmarci è un attacco all’Europa dei diritti, della sicurezza comune e della pace. Non si può discutere di pace senza parlare di Europa e non si può pensare all’Europa senza occuparsi di pace».

Il presidente Arci nazionale Walter Massa (Fotografia Arci nazionale)

Smarrimento e preoccupazione

In un comunicato pubblicato sulla homepage del sito, l’associazione culturale e di promozione sociale sottolinea: «Stiamo assistendo nelle dinamiche internazionali a un cambio di paradigma radicale che non potevamo nemmeno immaginare qualche mese fa. Sono comprensibili lo smarrimento e la preoccupazione, così com’è comprensibile la voglia di ritrovarsi insieme». Il riferimento va all’appello a manifestare lanciato da Michele Serra in favore di un’Europa di pace, giustizia sociale e democrazia (la manifestazione è fissata per il 15 marzo, ne abbiamo scritto qui), «chi parteciperà porterà in quella piazza questo smarrimento che è anche il nostro, non lo neghiamo. Per questo, al di là delle sigle e dei collettivi, abbiamo rispetto per quella piazza. Ne abbiamo anche perché siamo convinti che la partecipazione sia sempre un valore e lo stare insieme è l’unico antidoto alla barbarie. Soprattutto di questi tempi. Ma oggi quella piazza non riesce a essere la nostra piazza fino in fondo e lo diciamo con grande serenità e rispetto».

Massa spiega: «Sentiamo l’urgenza di lanciare un piccolo segnale, affinché non si crei l’ennesimo spartiacque. In una società che tende a dividersi, vogliamo essere ponte».

Un ponte per un’Europa del disarmo

Sostenere l’Europa solo sulla spinta emotiva, continua il presidente Arci, rischia di «trasformare un giusto sentimento in un sostegno incondizionato alle politiche di guerra che l’attuale Commissione europea, d’intesa con gli Stati membri, sta portando avanti con scelte come quella del piano Rearm. Crediamo che la priorità oggi sia un’altra: contrastare con una grande partecipazione il piano europeo Rearm e sconfiggere conseguentemente quell’idea che si è imposta nel tempo nel nostro continente, “La Fortezza Europa”».

Questo è l’impegno che l’Arci nazionale chiede alla piazza del 15 marzo e a tutte le forze politiche, associative, sindacali e di movimento, a chi parteciperà e a chi non parteciperà: «Vogliamo costruire un ponte con chi, fuori o dentro quella piazza, condivide lo stesso impegno, per una Europa del disarmo e della sicurezza comune, umana, sociale ed ecologica. Non esserci per noi significa impegnarci da subito a garantire un ponte, senza annacquare differenze, a fare in modo che rimanga aperto un canale di comunicazione tra diverse sensibilità. I ponti servono per unire sponde differenti: abbiamo bisogno che ci sia qualcuno che si faccia carico di tenere accesa la comunicazione e contribuisca a superare l’idea sempre più diffusa di un pacifismo ingenuo e irrealizzabile. L’Europa che si sta disegnando non può essere l’unica soluzione, abbiamo bisogno di darci un’altra possibilità».

La fotografia in apertura è di Waldemar su Unsplash

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