Cultura

Arancia meccanica a Torino

L'aggressione in convento nelle pagine dei quotidiani

di Redazione

A cura della redazione di Vita

Sintesi a cura di Franco Bomprezzi

La brutale aggressione in convento a Torino è un fatto di cronaca di tale intensità da conquistare la prima pagina di quasi tutti i quotidiani di oggi.

Ai frati massacrati La Stampa dedica tutta la parte alta della prima. Titolo “Raid in convento, frati massacrati per pochi euro”, e l’occhiello lancia una delle dichiarazioni del cardinal Poletto vescovo di Torino “Indemoniati”.
Al fatto sono dedicate le pagine 4 e 5 con due articoli di cronaca, il primo ricostruisce il fatto aiutato da una ricostruzione grafica del convento di Belmonte (fondato nel 1016 e dal 2003 dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’umanità) con tanto di ricostruzione quasi filmica dei movimenti dei tre incappucciati con spranghe. Il comandante provinciale dei carabinieri dice: “Tutte le piste restano aperte, c’è ancora molto da capire”.
Anche l’articolo è dello stesso tenore: «Il film di questo massacro di persone inermi inizia quando mancano pochi minuti alle 20 e il “commando” entra in azione…». Insomma l’idea, come emerge anche in altri quotidiani di oggi di “un’arancia meccanica” in convento. L’altro articolo di cronaca raccoglie le voci dei frati minori che dicono «erano come belve impazzite, volevano ucciderci tutti». Poi, il racconto «Non hanno chiesto soldi, non cercavano la corona d’oro» (quella della Madonna preziosa e conservata in una teca, ndr). Infatti l’ipotesi della rapina non ha senso, sottolinea il cronista «Sono entrati per fare male non per 160 euro»! Questo il racconto di  padre Emanuele Battagliotti: «Ho sentito dei rumori nella legnaia e sono andato a vedere, ma appena arrivato sulla porta sono stato aggredito. Subito, immediatamente. Padre Sergio (il frate di 49 anni in fin di vita, ndr) è intervenuto in mio aiuto, si è messo davanti, ha cercato di difendermi, ma l’hanno travolto senza pietà. L’hanno colpito sin quando ha smesso di lamentarsi…».
A piede l’intervista al cardinal Poletto che dice: «Abbiamo a che fare con gente totalmente senza scrupoli, drogati oppure assatanati. Siamo circondati dal pericolo della violenza. Quei banditi si sono presentati con l’intenzione di uccidere. Ciò che è accaduto è un fatto totalmente assurdo al quale non riusciamo a dare spiegazione». Insomma, neppure la bellezza e la mitezza sembrano fermare un’assurda violenza.

Richiamata in prima anche su la Repubblica l’aggressione in Piemonte: “Quattro frati pestati dai ladri”. Il servizio è pagina 23: “Arancia meccanica in convento, frate in coma”. Nel pezzo si insinua il dubbio che si sia trattata di una spedizione punitiva mascherata da rapina; il frate in coma, fra’ Sergio Baldin, è il responsabile della comunità molto attiva verso i giovani. Intervista a una delle vittime, padre Martino: “Ho fatto il missionario in Bolivia per due anni non avrei mai immaginato di rischiare la vita qui”. Il titolo, in realtà, non sintetizza bene: «ho passato la mia vita in Bolivia, camminavo da solo in mezzo alla foresta e non mi è mai capitato nulla». Non ricorda molto: è stato il primo a essere colpito.

Anche il Corriere della Sera dà in prima la notizia piemontese: “Assalto al convento Quattro frati bastonati: uno è in fin di vita”. Il quotidiano precisa che il bottino sarebbe stato di 50 euro, davvero poco per tanta ferocia. La cronaca a pagina 23. Oltre al racconto, si annuncia l’arrivo dei Ris di Parma. Molti i messaggi di solidarietà. In basso un viaggio nei monasteri: “Noi, benedettini senza paura Sappiamo come difenderci”. Parola dei benedettini di Novalesa: età media 40 anni.
“Assalto al convento, picchiati dai rapinatori quattro frati, uno è in coma”. Così Avvenire in prima pagina sull’aggressione ai frati del convento di Belmonte (Torino), patrimonio dell’umanità dell’Unesco. L’articolo parla di “violenza inaudita” ad opera di questi tre uomini a volto coperto che tra loro non hanno scambiato neppure una parola. «È questo che insospettisce chi indaga. Forse erano stranieri, di certo non hanno voluto farsi riconoscere. Uno di loro ha gridato in perfetto italiano “Adesso vi ammazzo”». I ladri non hanno portato via le corone d’oro della Madonna e del Bambino, né oggetti sacri. Per questo, chiude Avvenire, la domanda: «Cosa volevano davvero gli aggressori?».

Sui frati il Giornale la butta sull’etnico, prevedibilmente. In prima il richiamo recita “banda di slavi in convento. Massacrati quattro frati”. Ma chi l’ha detto che sono slavi? Pare – si legge nell’articolo a pag. 11 firmato da Nadia Muratore – che i frati abbiano detto che avevano accento dell’est e gli inquirenti hanno fatto risalire il modus operandi «a bande di romeni o albanesi che in quest’ultimo anno hanno preso di mira il Norditalia, assaltando ville preferibilmente isolate, malmenando uomini e donne di qualsiasi età pur di farse consegnare oggetti preziosi, soldi ed auto».

E inoltre sui quotidiani di oggi:
la Repubblica – In prima, al centro: “Polemica sulla donna velata al museo”. Cronaca e interviste a confronto a pagina 21. A Michela Brambilla (titolo: “Una scelta fuori luogo ci vuole maggiore sensibilità”: «A Venezia arriva gente da tutto il mondo…», bisogna saperli accogliere è il succo), fa eco Emma Bonino, “Non è un problema religioso tutti devono farsi riconoscere”. È il titolo della sua intervista, nella quale ricorda le leggi in vigore che vietano di celare il volto ad esempio con un passamontagna.

Corriere della Sera – Richiamo in prima per la turista a Venezia: “Lite sul custode anti-velo: non va rimosso”. Ben due pagine, la 20 e la 21, per raccontare le reazioni. Cacciari minimizza, Galan invoca il principio di reciprocità, Giovanardi richiama al rispetto delle leggi. Mentre tutti i politici discutono se licenziare il custode, si scopre che non è un dipendente pubblico. La parola essenziale l’ha il presidente della cooperativa Verona 83, che ha in appalto il servizio e della quale il custode è dipendente: «Non ho alcuna intenzione di licenziare il sorvegliante perché si è attenuto scrupolosamente alle regole. Il licenziamento vale per i fannulloni di Brunetta, non per chi fa bene il proprio dovere». Da oggi comunque Ca’ Rezzonico avrà una stanza dove le donne musulmane velate potranno farsi identificare senza essere viste.
Intervista all’ex presidente delle Acli: “Bobba: i musulmani rispettino le regole della nostra comunità”. Qualche battuta anche per il sorvegliante: “Io un razzista? No, liberale. Con gli islamici gioco a calcio”. Il 27enne sorvegliante si difende: «Quando ho visto la signora col velo le ho mostrato il regolamento che non permette l’accesso a viso coperto e le ho chiesto di attendere, quindi sono andato dal capo per sapere cosa fare e lui mi ha detto che poteva proseguire la visita». La donna intanto era andata all’ufficio informazioni, dove le hanno spiegato in inglese il regolamento. Quindi avrebbe deciso, assieme al marito e al figlio, di allontanarsi.

il Giornale – pag. 14-15: intervista al custode di Ca’ Rezzonico che si difende “anche i miei amici musulmani mi hanno dato ragione. Tutti devono rispettare le regole”. E poi un esperimento: due cronisti in giro per Milano, uno con un casco integrale addosso, l’altra  con un velo. Cosa salta fuori: che la ragazza con il velo entra ovunque (musei, uffici pubblici, Duomo), invece il ragazzo con il casco integrale no…

la Repubblica/2 – Editoriale di Tito Boeri: “Costi pubblici, profitti privati”. Spiega cosa il governo intenda per «economia sociale di mercato»: «un metodo scientifico per socializzare le perdite e privatizzare i profitti». Il riferimento è ovviamente al piano Alitalia. L’economista sottolinea che il governo, pur sapendo di dover affrontare la grana esuberi Alitalia, non ha fatto nulla in questi mesi per riformare gli ammortizzatori sociali. «Agli annunci di voler rivoluzionare il mercato del lavoro, muovendosi nel tracciato della flexicurity è seguito solo il blitz estivo che ha impedito l’assunzione alle Poste dei lavoratori con contratto a tempo determinato che avevano fatto ricorso per violazione della condizioni contrattuali» (intervenendo legislativamente, oltre tutto, a processo in corso).

la Repubblica/3 – paginata sulla scuola: torna come annunciato il voto in condotta e il maestro unico. La notizia curiosa è che il dirigente scolastico provinciale di Bergamo ha inviato una circolare ai presidi: il 16 settembre alzabandiera con inno nazionale per l’avvio dell’anno scolastico… Prevedibili le reazioni. Plaude la sinistra. Critica la Lega.
Il manifesto – «Scuola, al governo piace privata». Così in prima il Manifesto lancia il tema scuola. Riprese le dichiarazioni della Glemini al Meetimg di Rimini, per cui gli istituti portebbero trasformarsi in fondazioni, che «spendono molto meno per alunno  rispetto agli istituti pubblici». Anticipati i contenuti del decreto in discussione oggi in CdM: voto in condotta a fare media e la possibilità di bocciare con insufficienze gravi. Prontamente l’Uds ha già annunciato mobilitazioni…

Il Sole 24 Ore – p.16: Scuola, al Meeting di Rimini il ministro Gelmini parla di una semplificazione per far muovere meglio il settore, di voto in condotta già a settembre, libertà di scelta in capo alle famiglie (traduci: soldi a chi vuole iscrivere i figli alle private). Inoltre ha auspicato la trasformazione degli istituti pubblici in Fondazione «sul modello di molte scuole private che ottengono buoni risultati con meno costi», un praticantato per i docenti al posto delle scuole di specializzazione (Sis). E, in prospettiva, l’eliminazione del valore legale del titolo di studio, che però «non è una priorità». Sotto una tabella con il bilancio dell’Istruzione: il 97% dei fondi va in stipendi, secondo il ministro «troppo bassi».
 
Il Sole 24 Ore/2 – p.19 Il bilancio di Confindustria Sicilia a un anno dal «no al pizzo»: aumentate le denunce e cresciuti gli investimenti. Secondo Alessandro Albanese, presidente del Consorzio Area di Sviluppo Industriale di Palermo, c’è una nuova percezione rispetto al territorio e «Queste aziende non sono più spaventate». Ma gli industriali accusano la politica: «il ruolo dei sindaci è fondamentale» dice il presidente Ivan Lo Bello, che porta ad esempio Gela, il cui sindaco, Rosario Crocetta, da sempre è in prima linea contro la mafia e dove 90 persone hanno denunciato estorsioni e minacce.

il Giornale/2 –  “La criminalità romena in Italia è diventata un fenomeno seriamente pericoloso”. I dati 2006 dimostrerebbero che sono al primo posto tra gli stranieri denunciati per omicidi, violenze sessuali, furti e rapine.

il Sole 24 Ore/3 – p.21 ricerca della Bocconi, secondo cui non c’è nesso tra immigrazione e aumento dei reati, e che l’unica motivazione che potrebbe legarli è un terzo fattore: la ricchezza. I delinquenti, anche stranieri, mirerebbero alle regioni più prospere.

Il Manifesto – Dà nota di una ricerca di Paolo Buonanno, dell’università di Bergamo, che con dati dal 1996 al 2003 dimostra che non  c’è correlazione fra immigrazione – clandestina o regolare che sia – e criminalità.

Corriere della Sera/2 – Focus: “Consumo d’acqua, Italia da record”. Ovvero l’acqua virtuale, quella calcolata in relazione ai nostri consumi. Un uovo “costa” 135 litri… Usiamo 215 litri a testa per le esigenze quotidiane e siamo il quinto importatore al mondo …

Avvenire – L’apertura è per l’India, con la «furia anticristiana». Il bilancio è salito a 11 morti e 25 chiese distrutte, mentre oggi chiudono tutte le scuole cattoliche: un gesto forte, visto che qui studiano i figli delle elites. Ieri l’appello del Papa: «invito i leaders religiosi e le autorità politiche a lavorare insieme per ristabilire la convivenza pacifica che è sempre stata segno distintivo della società indiana».

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