Economia

Aquile, alberi e asili nido In Puglia la Csr ha rotto gli steccati

Gli scali di Bari, Brindisi, Foggia e Taranto

di Redazione

Sostenibilità è anche allevare aquile e falchi per garantire la sicurezza dei voli. Succede a Bari e a Brindisi, dove hanno rispolverato una tecnica, già sperimentata nella Seconda guerra mondiale, che consiste nello sfruttare l’istinto di conservazione delle specie: vedendo i rapaci gli altri volatili sgombrano il campo. L’effetto è quello di ridurre la percentuale di rischio nell’atterraggio e nel decollo, quando incontrare uno stormo di uccelli potrebbe essere davvero molto pericoloso.
«Abbiamo cominciato nel 2005 a occuparci di sostenibilità», spiega Marco Franchini, direttore generale di Aeroporti di Puglia, «con gli impianti fotovoltaici, la scelta di materiali di costruzione ecologici, la raccolta di acqua piovana». Una attenzione che ha spinto, nel 2007 in occasione del raddoppio della pista di Taranto Grottaglie, a decidere l’espianto e poi il reimpianto di 3.500 alberi («con obbligo di attecchimento», puntualizza il direttore). E che ora ha suggerito di progettare un impianto da 10 MW che dovrebbe ridurre la bolletta energetica di tutti gli aeroporti pugliesi e a immaginare pensiline fotovoltaiche sui tetti delle passerelle per arrivare ai parcheggi. «Cerchiamo di mitigare l’impatto sull’ambiente». In effetti, basta farsi una corsetta nel parco attorno all’aeroporto di Bari, magari seguendo il “percorso vita” e passando davanti all’asilo aziendale, per rendersi conto che una attenzione particolare negli anni c’è stata.
«Il coinvolgimento delle comunità di stakeholder comincia con il Piano di sviluppo aeroportuale che abbiamo realizzato nel 2003, per il quale abbiamo condiviso ad esempio l’individuazione delle aree di rispetto, giungendo con l’assessorato regionale all’Urbanistica a blindare le zone circostanti, ragionando anche sullo sviluppo dell’intera area». «Con il Comitato Utenti», conclude Franchini, «ci riuniamo ogni sei mesi per verificare – dati alla mano – la situazione. È nata così la mappa del rumore con la quale sono state individuate le curve isofoniche all’interno delle quali è vietato costruire e rilasciare autorizzazioni urbanistiche».


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