Formazione
Aprire le finestre per alimentare i desideri
Classe, banco, didattica, maestro... quest'anno il vocabolario della scuola cambia profondamente. Nel nuovo numero di VITA, in distribuzione dal 7 settembre, vi raccontiamo la scuola nuova che c’è già: venti grandi esperienze e sette riflessioni d'autore su altrettante parole-chiave della ripartenza. La prima? Desiderio. Perché la scuola ha riscoperto, anche stupendosi, di poter essere ancora desiderata. E proprio in questa scoperta l'avvio del nuovo anno può assumere tonalità diverse, certamente più interessanti di quelle che affollano il dibattito
Sono trascorsi sei mesi dalla chiusura delle scuole. Ci si è accaniti nel discutere se, quando e come riaprire, ma poco ci si è soffermati a osservare, ricercare e comprendere che cosa stava succedendo della scuola nei mesi di lock down, come si stavano rimodulando le relazioni con bambini e ragazzi, con le loro famiglie, tra docenti, come si stavano inevitabilmente trasformando i processi di insegnamento e apprendimento, come si stava rendendo necessario attingere a contesti e materiali educativi e formativi inediti, come si stavano acuendo abbandoni e diseguaglianze, come si stava rendendo necessario e indispensabile collaborare ed anche farsi aiutare da soggetti del territorio vicini di casa, ma sconosciuti fino a qualche giorno prima dello scoppio della pandemia. Aule deserte, discorsi afoni e scarsi ed esigui tentativi per cercare di capire come bambini, ragazzi, insegnanti e genitori stavano attraversando un tempo così difficile.
Anche in fase di riapertura, le priorità organizzative e sanitarie hanno decisamente insonorizzato o affievolito un pensiero educativo attento a cogliere desideri, attese, priorità per ripartire e per allestire l’incontro tra bambini e ragazzi, insegnanti, genitori, saperi.
Ciò nonostante e malgrado tutto, mai come nei mesi scorsi, la scuola è stata desiderata e invocata. Genitori, bambini e ragazzi hanno desiderato di poter ascoltare la voce dei loro insegnanti, di poter vedere il loro volto e quello dei loro compagni, hanno chiesto, a volte urlato, un contatto con la scuola. La scuola è stata nominata, richiamata, convocata dalle famiglie e dai ragazzi.
Scuola e desiderio sembrava un binomio pressoché desueto fino a pochi mesi fa, ma inaspettatamente è ricomparso sulla scena delle possibilità. La scuola ha scoperto, anche stupendosi, di poter essere desiderata. Ed è proprio in questa scoperta, forse, che la riapertura della scuola può assumere nuove tonalità, forse più interessanti, decisamente più propriamente educative e formative.
“Finché c’è desiderio, c’è la vita. Il desiderio allunga la vita. Nella misura in cui il desiderio ci attraversa, dilata l’orizzonte della nostra vita” (M. Recalcati, La forza del desiderio, Qiqajon, 2014, p. 43). Finché c’è desiderio c’è scuola? Non sono forse i desideri generatesi in questi mesi di assenza che possono aiutare la scuola a ripartire?
Proviamo a riaprire la scuola accogliendo in classe proprio i tanti e diversi desideri che hanno preso forma nei mesi scorsi, proviamo a reinterpretare quel metro di distanza come spazio eccezionale di incontro tra desideri e storie che insieme possono contribuire a riconfigurare l’orizzonte dell’avventura che sta per ripartire.
Perché il nuovo anno scolastico sarà un’avventura, essenziale, necessaria, straordinaria, ma anche incerta e rischiosa. E allora, quest’anno più che mai, sono i desideri che riusciremo a sostenere e alimentare che permetteranno alla scuola di non richiudersi dentro un orizzonte di paura e di distanze, ma di cercare in tutti i modi di ampliare quell’orizzonte e di rianimare un discorso educativo afono e trascurato.
Il nuovo anno scolastico sarà un anno impossibile, ma proprio per questo, di grandi possibilità. Sarà impossibile fare e stare a scuola come eravamo abituati a fare. Saremo limitati in tutto ciò che faremo, saremo limitati negli spostamenti, negli avvicinamenti, negli orari, nelle possibilità di movimento, nei materiali che potremo utilizzare, nello stare vicino, nel poterci guardare in faccia. Ma se “è nella misura in cui la vita fa esperienza del limite, (…), dell’impossibile che diventa possibile generare il desiderio” (ibid. pg 50), sarà proprio l’esperienza di questi limiti che, se accompagnata, sostenuta, non rimossa, vivificherà desideri e genererà possibilità nuove per stare a scuola e per fare scuola.
Riaprire la scuola può essere una buona occasione per riaprire al desiderio, per dare e darsi un tempo per far emergere, per raccontare e raccontarsi, per condividere i tanti e diversi desideri che interrogano e convocano oggi la scuola. E la scuola, nella sua riapertura, potrà riscoprirsi desiderata se sarà capace e attenta ad ascoltare, accogliere, generare e preservare desideri, di bambini, ragazzi, insegnanti e genitori.
Che cosa è più mancato, della scuola, negli scorsi mesi a bambini, ragazzi, insegnanti, genitori? Di che cosa bambini, ragazzi, genitori, insegnanti hanno percepito maggiormente l’assenza, la mancanza? Anche alcuni vissuti di rabbia, di delusione, di rancore verso la scuola, dove hanno avuto origine, da quale attesa delusa, da quale desiderio bistrattato si sono generati?
Quali desideri incontreremo i primi giorni di scuola? E come sarà possibile rigenerare un desiderio di sapere, di incontro, di ricerca laddove incontreremo bambini e ragazzi che hanno chiuso con i propri desideri?
Sarà importante fare memoria di questi mesi di assenza, raccontare le tante assenze di cui si è fatta esperienza nel lockdown, ben sapendo che le esperienze sono state diverse perché le storie e le possibilità individuali e familiari non sono state le stesse per tutti. Nel fare memoria delle assenze e delle mancanze sarà possibile scoprire i tanti e diversi desideri che interpellano oggi la scuola.
Sarà importante prestare tempo e cura all’emersione, al riconoscimento e alla valorizzazione di tutti quegli apprendimenti collaterali che in questi mesi, anche a prescindere dalla intenzionalità o dalla più o meno attività della scuola, si sono generati, contribuendo in modo importante a determinare forma, contenuti e possibilità dei desideri che la scuola incontrerà alla sua ripartenza. Sarà importante fare memoria dei tanti apprendimenti collaterali “che travalicano il cosa si studia in un dato momento” e che la cui trascuratezza “produce la perdita del desiderio di apprendere, danno sommo e definitivo nella storia di crescita di un individuo” (M. Guerra, Le più piccole cose. L’esplorazione come esperienza educativa, Franco Angeli, Milano, 2019).
Sarà importante, in un tempo così incerto, non farsi sopraffare dalla preoccupazione di colmare i vuoti di programma, perché vuote sono state nei mesi scorsi le aule e i registri delle scuole, ma non le esistenze di bambini e ragazzi.
E questo potrà accadere nell’incontro con insegnanti desiderosi di tornare a scuola, insegnanti consapevoli dei limiti e delle impossibilità che attraverseranno questo anno scolastico, ma proprio per questo desiderosi di esplorare possibilità, anche inedite, per stare a scuola e fare scuola. Insegnanti mossi dal desiderio di tornare a ricercare e insegnare nelle loro classi, con i loro bambini e ragazzi e proprio per questo disponibili e desiderosi di stare in ascolto dei desideri e dei talenti dei bambini e dei ragazzi con cui sperimenteranno limiti e possibilità. “Se ho scelto il mestiere dell’educare, ho il compito di aiutare bambine e bambini a tirare fuori e riconoscere ciò che hanno dentro. Ho il dovere di aprire porte, spalancare finestre e allargare il loro orizzonte” (F. Lorenzoni, I bambini ci guardano. Una esperienza educativa controvento, Sellerio, Palermo, 2019, p. 14).
Aprire porte e spalancare finestre perché i tanti desideri e i tanti talenti possano tornare ad animare la scuola. Poi, apriremo le finestre anche per arieggiare e cambiare aria, ma non solo per quello.
*Pedagogista e formatrice. Docente del Master in Competenze Interculturali e svolge attività didattica presso la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria ell’Università Cattolica di Milano.
Questo contributo è stato pubblicato sul numero di settembre di VITA e fa parte delle parole che cambiano la scuola. Le altre parole attorno a cui ragioniamo nel nuovo numero sono:
- Istruzione – di Marco Rossi Doria, vicepresidente di Con i Bambini
- Didattica – di Giovanni Biondi, presidente di Indire
- Maestro – di Paolo Limonta, maestro elementare e assessore all’edilizia scolastica del Comune di Milano
- Classe – di Stefano Laffi, sociologo e co-fondatore di Codici
- Banchi – di Beate Weyland, professoressa di didattica alla Libera Università di Bolzano
- Autonomia – di Marco Campione, esperto di politiche pubbliche per l’istruzione
Foto Unsplash
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