Volontariato

Apriamo l’epoca delle passioni sane

di Giulio Sensi

Ci vuole una certa dose di ottimismo per trasformare il momento che viviamo in Italia in qualcosa di bello. Eppure, come in ogni cosa della vita, accettare ciò che ci accade è il primo passo per continuare a vivere e non solo a sopravvivere.

Il segno del COVID-19 su di noi è già evidente e a tutti i livelli: dall'uomo della strada a chi siede al Governo, gli italici difetti che non si smentiscono mai. Che poi, secondo l'involontario, sono ascrivibili quasi sempre alla categoria della mancanza di equilibrio e buonsenso. Ma questa storia la stanno già raccontando bene altri.

Qualcuno ha scomodato il Decameron di Boccaccio per immaginare le reazioni sociali e personali al virus, comparazione affascinante, ma inutile.

Ciò su cui dovremmo riflettere bene è che questa emergenza sta accellerando pericolosamente un fenomeno già in corso e ancora poco studiato: l'indebolimento dei legami sociali nel contesto di apparente iper-connettività che viviamo. Basterebbe leggersi bene un po' dei dati sulla coesione sociale prodotti dall'Istat per vedere che, nonostante siano alla base del benessere, le relazioni sociali si stanno indebolendo. Non serve argomentare più di tanto per capire che disciplinare con decreto ministeriale la giusta distanza per salutare un amico non aiuterà certo a ricreare fiducia.

Forse però è nell'emergenza relazionale che possiamo inizare a ricostruire qualcosa.

Chi ha figli può capire anche meglio: pensare di stare anche solo dieci giorni senza scuola o momenti di socializzazione non è sano né facile. E se questo periodo poi passasse in un istante, vedete amici miei come diventa importante che in questo istante ci siate voi. E ci siate per scoprire qualcosa che la quotidianeità spesso vi nega o negate a voi stessi. Allora, senza altri preamboli, condividiamo qualche idea per cercare di rigenerare il tempo che ci attende:

  1. Incontriamoci fuori: all'aperto tutto è più sano e meno trasmissibile. Non ci sono solo i parchi giochi, ma anche luoghi in mezzo alla natura adatti alla scoperta pure per i bambini;
  2. Condividiamo la risposta ai bisogni: molte famiglie italiane sono in ginocchio per la chiusura delle scuole. Non esistono solo i nonni o i permessi, si possono anche organizzare attività di custodia condivisa a turno;
  3. Mettiamoci a disposizione in modo costruttivo: educatori, musicisti, insegnanti, guide turistiche e mille altre capacità possono essere condivise anche gratuitamente; perché se il lavoro rallenta e possiamo permettercelo, dobbiamo donare anche noi stessi;
  4. Usiamo con intelligenza il mondo digitale: invece che vomitare polemiche o banalità sui social, utilizziamoli per favorire scambi di informazioni utili a gestire il momento e a creare occasioni di incontro.
  5. Scopriamo la cultura: non ci sono solo teatri o musei, ma anche luoghi bellissimi adatti ad un contatto fisico meno intenso e molto istruttivo. FAI docet;
  6. Rendiamo utile il tempo: molti avranno più minuti a disposizione per loro stessi, usiamoli bene! Leggiamo, ascoltiamo buona musica, audiolibri e chi più ne ha più ne metta;
  7. Non di sola pasta vive l'uomo: le case sono piene di cibo e i supermercati di nuovo, ma perché non andiamo a scoprire luoghi in cui si produce e vende cibo sano, locale, naturale?
  8. Alleniamo il nostro corpo: passeggiate, sport, attività fisica all'aperto (ma non solo, si può fare anche in palestre e piscine rispettando alcune regole) possono aiutarci ad avere un maggiore benessere psicofisico e gestire meglio il momento;
  9. Andiamo a donare il sangue: gli ospedali in questo momento fanno impressione, ma le procedure per donare sono sicure e le necessità alte. Se state bene non abbiate paura, andate a donare!
  10. Riflettiamo su noi stessi e su cosa siamo diventati per essere persone migliori: un esempio su tutti, lo svuotamento dei Pronto Soccorso. E' stato proprio così necessario affollarli per ogni minimo problema? E quante abitudini sbagliate, personali e collettive, questa emergenza sta mettendo a nudo?

    Dieci idee, quelle che piacciono a chi scrive. Aggiungi le tue nei commenti e creiamo un post collettivo rigeneratore.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.