Mondo

Apre oggi vertice dell’Unione africana

Sul tavolo una forza militare tutta africana per un intervento rapido nei conflitti.

di Emanuela Citterio

Si apre oggi ad Addis Abeba (Etiopia) il vertice annuale dell’Unione Africana, che per due giorni vede riuniti capi di Stato e di governo provenienti da quasi tutti i 53 Paesi del continente.
All’apertura del summit sarà presente anche il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Al centro dell’incontro di questi giorni il problema dei conflitti che frenano lo sviluppo di alcuni Paesi del continente, e in particolare la proposta di creazione di una forza militare interafricana in grado di intervenire qualora se ne presentasse la necessità; un’istituzione che insieme al Consiglio per la pace e la sicurezza creato lo scorso maggio dovrebbe fornire uno strumento sufficientemente adatto e versatile per intervenire politicamente e fisicamente bloccando sul nascere i conflitti del continente.

“Tutta da chiarire resta l’indifferenza mostrata da alcuni Paesi africani sia sul Consiglio per la pace e la sicurezza sia sulla forza di interposizione continentale” commenta oggi l’agenzia Misna. “L’Ua nasce dalle ceneri della vecchia Organizzazione per l’unità africana (Oua) che aveva fatto della non interferenza nelle questioni interne dei vari Paesi del continente uno dei cardini della sua politica. Dal momento che la quasi totalità delle guerre che si combattono in Africa sono interne (anche se spesso gli attori locali sono mossi o strumentalizzati da attori esterni e interessi internazionali) intervenire nei conflitti vuol dire interferire con le politiche di singoli governi o di alcune oligarchie di potere. Nel dichiarare guerra ai conflitti del continente, l’Ua ha quindi deciso di rompere con la linea politica dell’Oua, partendo dall’assunto che i conflitti africani non solo minacciano in maniera diretta o indiretta intere regioni, ma causano ricadute negative sull’immagine dell’intero continente, allontanando investitori stranieri e dando alla comunità internazionale l’immagine di un’ Africa perennemente instabile”.

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