Welfare

Appunti per una tavola rotonda

di Flaviano Zandonai

Domani coordinerò una tavola rotonda a commento del bilancio sociale di due cooperative della provincia di Firenze. I cavalieri invitati saranno i principali stakeholder del territorio: imprese, consorzi, società della salute sindacati, assessori comunali. Il titolo è il programma: “il lavoro (ci) cambia” (se non ricordo male). Vedo due possibili significati. Il primo: come cambia il lavoro nella nostra società. E il secondo come il lavoro, oggi, è agente di cambiamento sociale. Il tutto dal punto di vista della cooperazione sociale. Che, da questo punto di vista, è meno marginale di quel che sembra perché molte di queste imprese sono performanti proprio dal punto di vista occupazionale (se non altro in termini quantitativi). Quali apprendimenti quindi? Rispetto al primo significato è evidente che l’imprenditoria sociale è uno dei contesti in cui “il lavorare” catalizza motivazioni plurime, rispetto alle quali la variabile economica rappresenta solo una parte (e di solito negativa) della questione. Da questa osservazione, quasi scontata, discendono però importanti ripercussioni sulla capacità delle organizzazioni sociali di “retribuire” tutti quegli elementi motivazionali che esulano dalla busta paga. Sul lavoro come elemento di innovazione sociale sottolinerei invece la sua funzione redistributiva. La possibilità cioé di generare benefici non solo nell’ambito della singola prestazione di servizio resa all’utente finale (figura che grazie alle uscite dell’on. / avv. Ghedini è ormai oggetto di sarcasmo), ma alle ricadute per una serie di beneficiari indiretti – famiglie, reti di prossimità, comunità locali – da cui scaturiscono veri e propri beni relazionali: sicurezza, cura, coesione sociale. Del resto, i buoni bilanci sociali dovrebbero rendicontare proprio questo “valore aggiunto”?


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