Leggi

Apprendistato a 15 anni

Via libera della Commissione Lavoro. Ma Pd e sindacati insorgono: «cancellato l'obbligo scolastico»

di Redazione

Al lavoro a 15 anni, con l’obbligo scolastico fino a 16. Si può fare, da ieri, perché l’apprendistato varrà come ultimo anno di scuola dell’obbligo. Lo prevede un emendamento al ddl lavoro, collegato alla Finanziaria, a firma del relatore Giuliano Cazzola e approvato dalla commissione Lavoro della Camera. Il testo passa al parere delle altre commissioni e prevede che «l’obbligo di istruzione» si possa assolvere «anche nei percorsi di apprendistato per l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione».

Immediata la polemica. Mentre il ministro Mauruzio Sacconi ha difeso a spada tratta l’emendamento, trattandosi di un’idea da lui stesso sostenuta in passato, l’opposizione ha parlato – con l’ex ministro alla pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, ora responsabile area welfare del Partito democratico – di una scelta che fa «carta straccia dell’obbligo scolastico».

Favorevoli

«Non possiamo dimenticare che oggi sono ben 126mila, pari al 5,4%, i ragazzi dai 14 ai 17 anni risultati nel 2008 fuori da qualsiasi percorso di istruzione e formazione», dice Sacconi. «Per questi giovani non esistono alternative, almeno fino al sedicesimo anno di età, alla inattività, al lavoro nero o, peggio, alla criminalità. A differenza del contratto di apprendistato professionalizzante, che è oggi l’unica tipologia di apprendistato operativa, l’apprendistato per l’esercizio del diritto dovere di istruzione e formazione è una metodologia didattica in assetto di lavoro volta a riscoprire, secondo le indicazioni comunitarie, il valore formativo e culturale del lavoro».

«Sono favorevole ad ogni iniziativa che permetta un rapido inserimento dei giovani nel mondo del lavoro – ha dichiarato il ministro Mariastella Gelmini – che favorisca la transizione tra scuola e lavoro, consentendo così ai giovani di disporre delle competenze necessarie per trovare un’occupazione».

Positivo, sul versante parti sociali, anche il commento di Confartigianato: «Basta con le finzioni. Un anno di apprendistato per completare la scuola dell’obbligo è molto più utile rispetto al parcheggio forzato nelle aule», dice il presidente Giorgio Guerrini. Secondo i dati dell’Ufficio studi di Confartigianato, infatti, nel 2009, i piccoli imprenditori hanno dovuto rinunciare ad assumere il 25,1% della manodopera necessaria, pari a 23.446 persone.

Un ok con riserva quello di Confindustria: è una novità che – dice Emma Marcegalia – “viene incontro all’esigenza che c’e’ soprattutto in alcune aree del Paese dove a 14 anni si va a lavorare. Con questa misura, invece, un giovane puo’ lavorare, ma deve continuare una formazione attraverso l’apprendistato all’interno dell’azienda». La Marcegaglia infatti sottoliena che Confidustria “continua ad insistere sul fatto che servono piu’ scuola e piu’ formazione. Per essere competitiviti, infatti, abbiamo bisogno di gente molto formata”.


Contrari

Il niet arriva invece in blocco da Cisl, Acli e Cgil. Per il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, si tratta “dell’ultimo atto dello smantellamento di un vero obbligo scolastico“.

Anche per il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini, l’emendamento dice che piuttosto “la Cisl, condividendo pienamente l’obiettivo di rilanciare l’apprendistato per aiutare concretamente l’occupazione dei giovani – continua il dirigente sindacale – chiede alla Camera di collegare l’apprendistato ai percorsi di istruzione e formazione professionale nei quali, come previsto dalla legislazione vigente, già si assolve l’obbligo di istruzione”.

«Non si contrasta la dispersione scolastica né si aumentano le competenze mandando i giovani a lavoro a 15 anni»: è negativo il giudizio delle Acli con il responsabile del dipartimento lavoro Maurizio Drezzadore. «Il governo pensi piuttosto a ripristinare i 40 milioni di euro erogati dal ministero dell’Istruzione ai percorsi triennali della formazione professionale, ma tagliati per l’anno 2009 e inesistenti anche nella finanziaria 2010». «È sorprendente  – continua Drezzadore – che di fronte al deficit di formazione dei nostri giovani e al primato negativo del 26% di disoccupazione giovanile over 18, si punti a spingere i 15enni a lavorare, creando un vero e proprio cortocircuito nel conseguimento di conoscenze e competenze che caratterizzano gli standard stabiliti per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA