Welfare

Apprendimenti

di Flaviano Zandonai

Di nuovo sulla giostra. Dopo un periodo di fermo, e non so bene per quale motivo, ho ricominciato a girare per aule di formazione, seminari, workshop. Più ne frequento e più mi rendo conto di quanto sia necessario lavorare sul tesso di eterogeneità delle competenze, dei generi, delle provenienze, ecc. E’ più complicato da gestire, ma genera valore. Sabato, ad esempio, ero a Torino ad ArtLab un importante evento sul management culturale dove siamo riusciti a inserire un workshop sull’impresa sociale come medium tra produzione sociale e culturale. Un paio di sollecitazioni su tutte. Dalle organizzazioni culturali è possibile reimparare l’arte – rischiosa, di quel rischio che è tipicamente imprenditoriale – di fare ricerca per produrre un bene (una produzione teatrale, ad esempio) che poi bisogna promuovere e vendere, passando per le forche caudine della critica. Una competenza davvero non disprezzabile per molte cooperative sociali, spesso avvitate nell’erogazione di servizi di welfare sminuzzati in micro prestazioni appaltate al massimo ribasso (o giù di lì), rimpiangendo i bei tempi andati quando producevano veri e propri beni relazionali. E ancora, le stesse organizzazioni culturali ci sanno fare quando si tratta di dare “protagonismo agli utenti”, spesso mettendoli letteralmente sul palco con il faro puntato perché possano tirar fuori i loro disagi e le loro risorse. Una modalità radicale ed efficace; molto meglio delle statistiche della costumer satisfaction.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.