Cultura

Apple verso il Genoma del Libro, ma l’algoritmo è cieco

L'ultimo acquisto della casa di Cupertino si chiama Book Genome Project, un sistema che sfrutta complessi algoritmi per mettere a valore ogni possibile dato sulla lettura degli ebook. Un e-reader comunica infatti alla casa madre migliaia di dati: quando iniziamo, quando voltiamo pagina, quando sottolineiamo, quando ci stanchiamo, quanto tempo dedichiamo a una frase e persino se la comprendiamo

di Marco Dotti

Si chiama Book Genome Project e – così affermava l'amministratore delegato di BookLamp Aaron Stanton – ha uno scopo preciso: «prendere il formato digitale di un libro, fornitoci dall'editore, frammentarlo in 100 "scene", analizzare ogni "scena" e trovarne il DNA».

Messa in questi termini sembra fantascienza, ma non lo è. Tanto che Apple ha appena ammesso di aver acquisito la star-up versando 15 milioni di dollari. La notizia è stata data dal sito TechCrunch e da Cupertino non hanno potuto che confermare. 

Ma che cosa se ne fa Apple del progetto di BookLamp? Semplice: sfrutterà il suo sistema di algoritmi per capire le tendenze dei lettori e "consigliare" prodotti. Un po' come fa Amazon con Kindle. Mesa pare semplice, ma semplice non è. 

Un e-reader – includendovi anche tablet e ipad – comunica infatti alla casa madre ogni dato sulla lettura: quando iniziamo, quando voltiamo pagina, quando sottolineiamo, quando ci stanchiamo e quanto tempo dedichiamo a una frase. La casa madre sa tutto delle nostre abitudini di acquisto, ma con algoritmi sempre più sofisticati e con la messa in rete dei contenuti ora sa tutto anche sulle nostre modalità di fruizione. È come se un produttore di yogurt – per capirci – sapesse quante volte aprite il frigorifero, a che ora del giorno o della notte, se lo yogurt lo riponete nel primo o nel secondo ripiano, se rispettate la data di scadenza e quali effetti può avere sul vostro umore e sul vostro intestino. La potenza dei processi volti a aggregare dati cresce esponenzialmente ogni giorno e Apple non vuole rimanere indietro, nemmeno in un ambito che vede a tutt'oggi Amazon tra i protagonisti. 

Perché l'analisi dei Big Data per corporation complesse è molto di più: è un business colossale in sé. Il vostro commerciante o il vostro libraio non sanno tutto di voi, non conoscono il numero della vostra carta di credito o la vostra tendenza a condividere fotografie sui social network e nemmeno sanno quali canzoni preferite ascoltare. Apple lo sa. E da oggi lo sa ancora di più. 


Ribadiamolo, tutto è controllabile, quando si tratta di ebook: se li abbiamo letti, quando li abbiamo letti, come li abbiamo letti, quanto tempo vi abbiamo dedicato. Tutto è quindi passibile di "messa a valore" per un sistema sempre più integrato di sorveglianza globale dell'utente. Il fatto che sia un lettore è solo incidentale, in questo sistema integrato. 

Gli algoritmi di BookLamp e del suo progetto sul Genoma del Libro apriranno a Apple una nuova frontiera nella zona ancora poco compresa dei Big Data.

Oggi BookLamp indicizzata circa 100.000 libri a settimana. Ecco uno schema – tratto da basato su tre libri di Stephen King, qui potete leggere l'analisi completa – dei processi di GenomaBook Project

Nemmeno troppo tempo fa, un sedicente esperto di "webmarketing 2.niente" andava per redazioni e aziende affermando che «Amazon, Google e Apple non sono editori». Beata ingenuità. Resta sul piatto la questione, ed è una questione grossa quanto i dati che oggi i macroeditori globali sono sempre più in grado di processare.

L'editoria prossima ventura userà quei dati per sedurre lettori, o si farà sedurre dai gusti dei lettori per orientare le proprie scelte? Quei dati non sono semplici analisi di mercato, sono performativi: creano contesti, ambienti, persino oggetti di lavoro. 

La questione non è da poco: questi nuovi sistemi favoriranno l'editoria o distruggeranno definitivamente l'intermediazione in favore – ecco perché i tre colossi possono estensivamente essere intesi come "editori" – di una intermediazione più grande. Anche se questa intermediazione tra oggetto e utente finale (lettore/acquirente) ama presentarsi sotto le mentite spoglie della disintermediazione, la questione non cambia e, piaccia o no, tocca a noi risolverla.

Il nocciolo della domanda è: che cos'è un libro? O, per declinarla in termini che piacciono agli strateghi 2.o, "quale futuro per l'ingegneria del libro" (cfr. l'articolo di Danny Crichton)?

L'algoritmo è cieco e le promesse dei sacerdoti dei BigData rischiano di essere l'ennesimo buco dell'acqua se le crediamo sinonimo di qualità, e non di mera quantità.  

Certo che se anche noi ci ostiniamo a non vedere, cacciarci nell'ennesimo guaio è il minimo che possa succederci.

 

@oilforbook

 

 

 

 

 

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il "Progetto Genoma"

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