Non profit

Appello Emergency a Sharon, raccolte 10 mila firme

L'appello diretto al premier israeliano Ariel Sharon perché si ponga fine al conflitto tra israeliani e palestinesi e perché i feriti possano avere le cure necessarie

di Redazione

Sono circa novemila le firme che Emergency ha raccolto per l’appello diretto al premier israeliano Ariel Sharon perché si ponga fine al conflitto tra israeliani e palestinesi e perché i feriti possano avere le cure necessarie. ”Abbiamo raccolto intorno alle novemila firme e dato che continuano ad arrivare via fax ed internet, contiamo di sfondare il tetto delle diecimila al più presto”, ha dichiarato Maso Notarianni, responsabile della raccolta. ”Siamo soddisfatti perché significa che le persone hanno capito che non si è trattato di una presa di posizione politica, ne uno schierarsi da una parte o dall’altra -ha aggiunto Notarianni- ma segnalare dal nostro punto di vista di operatori umanitari, di persone che curano i feriti e le vittime delle guerre una situazione grave: quando si coinvolgono personale sanitario, ambulanze, donne incinte vuol dire che la situazione e’ drammatica”. Notarianni ha sottolineato che anche in una situazione così grave è necessario tenere fermi alcuni punti: ”Siamo riusciti a farlo in Afghanistan, dove malgrado la situazione i talebani ci hanno lasciato riaprire l’ospedale di Kabul -ha ricordato Notarianni- vorremmo riuscirci anche in Medio Oriente: noi ci occupiamo solo dei feriti, dei malati non facciamo politica”. Le firme saranno inviate al premier tramite l’ambasciata israeliana. Firmato dal presidente dell’associazione, Teresa Sarti, moglie del fondatore di Emergency il medico Gino Strada, l’appello denuncia la disumanità della guerra ed evidenzia come ”le armi non producano risultati positivi alla sicurezza delle persone e degli Stati, alla convivenza, alla comprensione e all’amicizia”. L’organizzazione chiede il rispetto per l’attività di cura dei malati e feriti ed esprime il proprio lo sconvolgimento per le notizie di ”vite umane distrutte dalla impossibilità di ricevere soccorso: impossibilità determinata dal governo e dall’esercito israeliani. Si trattengono malati e feriti ai posti di blocco, si distruggono ambulanze e si uccide personale impeganto in attività di cura”. ”Una disumanità che nega l’esistenza anche ad una vita al suo nascere: si determina la morte di un neonato, simbolo dell’innocenza, in nome della sua appartenenza a un popolo -continua l’appello- E questa violazione suscita ancor più profondo turbamento perché i responsabili sono visti, nella coscienza e nella memoria del mondo civile, come vittime o eredi delle più gravi violazioni contro i diritti umani, crimini contro l’umanità: nelle azioni del suo governo, Signor Primo ministro, anche un’ingiuria alle sofferenze e alla storia del Suo popolo”.


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