Volontariato

Appello a padre Pio: difendici da quelli con le mani bucate

Stimmate sì o stimmate no, c’è un’Italia sommersa, ma non ancora vinta, che prega il frate di Pietrelcina. Un’Italia diversa da quella che indugia sui particolari macabri dell’esumazione.

di Franco Bomprezzi

C’è qualcosa di inutilmente morboso nel modo in cui i media raccontano in questi giorni l?esumazione delle spoglie di padre Pio. Si indugia sui dettagli anatomici, sulle parole dette e non dette, si ripesca nel passato la polemica mai sopita sulle stimmate, come se solo da questo dettaglio possa dedursi l?intera credibilità della sua figura. Attorno al frate di Pietrelcina si sono costruite molte cose, compresi cospicui affari, come spesso avviene in situazioni analoghe. E non v?è dubbio che la sua popolarità abbia indirettamente contribuito anche al peggio del peggio. Eppure io, da laico, rimango ammirato dalla devozione popolare nei suoi confronti. È questo, in fondo, il vero messaggio miracoloso. Un frate, schivo e sofferente, ha saputo entrare nel cuore di milioni di persone di ogni tipo. Mai come oggi forse c?è bisogno di fede semplice, di conforto umano, di solidarietà vera, di vicinanza a chi soffre e cerca consolazione in un segno, in una parola, in un gesto. Mentre il mondo sembra disperdersi in mille manifestazioni compulsive di egoismo o di follia, c?è un popolo di persone per bene che si fida di padre Pio, e non è interessato ai dettagli più o meno macabri. Quello che resta di lui è stato metabolizzato e trasformato nella certezza della sua straordinarietà umana e della sua capacità trasformare il dolore in speranza. Chissà in quante case c?è una sua immagine. Chissà in quante case ogni sera una mamma lo prega, senza mediazioni, senza filtri. È quell?Italia sommersa ma non vinta, che attribuisce alla fede un tempo e uno spazio precisi, che non è mai contro, ma accanto. Speriamo che padre Pio ci aiuti a superare questa stagione di disincanto e incertezza. Le mani bucate purtroppo le hanno altri, e non ci possiamo fare granché.

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