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Aoi in Palestina, appello alle istituzioni italiane: «sollecitate la fine delle politiche di oppressione»

Una delegazione composta da alcune organizzazioni socie di AOI, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, ha accompagnato le deputate italiane Yana Ehm e Simona Suriano, in visita nei Territori Palestinesi Occupati, nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est che continua ad essere parte dei territori occupati nel 1967

di Redazione

Nel pomeriggio di ieri 24 maggio una delegazione composta da alcune organizzazioni socie di AOI, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, ha accompagnato le deputate italiane Yana Ehm e Simona Suriano, in visita nei Territori Palestinesi Occupati, nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est.

A Sheikh Jarrah 28 famiglie palestinesi vivono da decenni sotto la minaccia di essere espulse e di vedere le loro case espropriate da coloni israeliani. Nonostante i numerosi tentativi del governo israeliano di modificare lo status quo, Gerusalemme Est è e continua ad essere parte dei territori occupati nel 1967. Pertanto, Israele ha il dovere di rispettare gli obblighi stabiliti dal diritto internazionale nei confronti della popolazione che vive in territorio occupato, attenendosi alle leggi vigenti nell’area al momento dell’occupazione e non alterando la composizione demografica del territorio occupato.

Le onorevoli Ehm e Suriano hanno incontrato esponenti delle famiglie Hammad e al Kurd, hanno potuto ascoltare le loro testimonianze e vedere con i loro occhi le strategie di colonizzazione attuate quotidianamente dai coloni, sostenuti anche dalle forze armate israeliane. Tali strategie, con le loro evidenti conseguenze, sono una testimonianza accertata delle continue violazioni del diritto internazionale da parte di Israele. Arresti arbitrari, ordini di demolizione, violenze indiscriminate, minacce e abusi sono purtroppo una realtà quotidiana, a Gerusalemme Est come nel resto dei territori occupati.

Gli abitanti del quartiere hanno testimoniato come l’attenzione della comunità internazionale, soprattutto a seguito delle aggressioni dello scorso maggio, li abbia concretamente sostenuti nella loro battaglia per l’affermazione dei propri diritti: hanno chiesto che non si fermi lo sforzo diplomatico per chiamare Israele al rispetto dei propri obblighi e responsabilità.

Aoi continua a chiedere che il nostro Parlamento impegni il governo a:

  • sollecitare la fine delle politiche sistemiche di oppressione, discriminazione e punizione collettiva dei palestinesi, compresi 15 anni di assedio sulla Striscia di Gaza e 55 anni di occupazione militare di questi Territori Palestinesi, compresa Gerusalemme Est;
  • esercitare pressioni sui massimi livelli dello Stato di Israele, prioritariamente il Primo Ministro e il Ministero degli Affari Esteri, perché interrompano immediatamente l’attuazione del piano di trasferimento forzato e di espansione degli insediamenti a Sheikh Jarrah e nel resto dei territori occupati.
  • chiedere al governo di Israele di attuare una moratoria sulle demolizioni, lo spossessamento di terre e la revoca dei diritti di soggiorno in assenza di una soluzione politica. Questo con l’impegno a coordinare una risposta diplomatica ogni volta che le autorità israeliane intraprendano una demolizione o uno spossessamento, chiarendo al governo israeliano che qualsiasi ulteriore annessione del territorio della Cisgiordania sarà affrontata con l'imposizione di misure restrittive.
  • rendere concreta la volontà di riprendere i negoziati per avviare un processo di pace che si fondi sul diritto internazionale e sulla tutela dei diritti umani, partendo dalla richiesta di ritiro dei coloni dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dall’immediata sospensione del blocco imposto sulla Striscia di Gaza, dalla cessazione dello sfruttamento illegale delle risorse naturali nei territori occupati e dal ripristino della presenza delle istituzioni palestinesi a Gerusalemme Est.
  • rispettare gli obblighi di cooperazione con la Corte Penale Internazionale, affinché l’indagine per crimini di guerra avviata nel marzo 2021 possa svolgersi in tempi rapidi e senza condizionamenti.

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