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Anziani, tassa di scopo in vista
Il ministro Bindi lancia la proposta dal Forum Ambrosetti: «Lalternativa? Badanti pagate in nero»
Invecchiare in modo sano, potendo contare su un?assistenza adeguata. Una sfida e un?opportunità di sviluppo in una società come quella italiana nella quale gli over 65 rappresentano una parte sempre più importante della popolazione. Della valorizzazione della terza età si è discusso durante un forum organizzato da Ambrosetti The European House e Fondazione socialità e ricerche onlus tenuto nell?ultimo fine settimana di novembre.
Ai lavori è intervenuta anche il ministro alla Famiglia Rosy Bindi che ha sottolineato la necessità di operare scelte politiche coraggiose, anche «attraverso un?ampia concertazione, per non correre il rischio di macchiarsi del peccato di eutanasia sociale o di essere negatori di futuro. È necessario un patto intergenerazionale ma c?è anche un problema di solidarietà tra l?anziano fragile e l?anziano attivo». Da ripensare soprattutto le politiche familiari: «Fare politiche per la famiglia, oggi vuol dire dare forza, cioè riconoscere che c?è un plusvalore della famiglia anche come comunità educante, oltre che comunità economica e sociale, di cui le risorse pubbliche devono farsi carico», spiega il ministro. Che esemplifica: «Consultori familiari, assistenza domiciliare, conciliazione dei tempi del lavoro, mediatori». Il fondo per la non autosufficienza poi non può restare sulla carta, ma ha bisogno di essere finanziato ed è per questo che il ministro Bindi ha dichiarato di non essere contraria all?istituzione di una tassa di scopo.
«Una famiglia su tre ha un problema di non autosufficienza», attacca, «so che quando parlo di tassa di scopo a qualcuno viene l?orticaria, ma i fondi universalistici in uscita sono universalistici in entrata. Se la non autosufficienza è un problema sociale occorre trovare una risposta: fiscalità generale o tassa di scopo. Articoliamolo come vogliamo, anche con il federalismo, ma servono risorse aggiuntive». L?alternativa? «È lasciare sole le famiglie a pagarsi, a volte anche in nero, le badanti ». Difficile dare torto alla Bindi. «Occorre introdurre il concetto di presa in carico. Qualità nei servizi socio assistenziali è anche riconoscere che non si può sapere quanto può durare la cura di una piaga da decubito. Terzo settore, volontariato e privato sociale sono risorse preziosissime per dare una risposta innovativa alle nuove esigenze del welfare: la personalizzazione dei servizi. Per fare servizi più personalizzati serve più qualità, non meno, e l?obiettivo non deve essere solo risparmiare.»
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