Formazione

Anziani, qui ci vuole una medicina sociale.

Meno ospedali e più prevenzione, meno istituti e più partecipazione. Perché l’80% degli over 65 italiani è ancora attivo e non ha bisogno soltanto di pensioni

di Redazione

Sempre di più e sempre più anziani: il mondo del terzo millennio viaggia a tappe forzate verso l?aumento ed il progressivo invecchiamento della popolazione. Grazie ai passi avanti della medicina, gli abitanti del globo vivono di più: la terza età registra ogni anno milioni di nuovi ingressi. Ma la condizione dell?anziano non è spesso rosea: l?isolamento sociale e l?insorgenza di malattie tipiche dell?invecchiamento determinano spesso una qualità della vita pessima. Se ne parla in questi giorni a Milano al convegno organizzato dalla Società Italiana di Geriatria, proprio mentre l?Onu celebra in tutto il mondo la giornata mondiale dell?anziano (2 ottobre). In Italia gli ultra-sessantacinquenni rappresentano il 17% delle popolazione ma le stime dicono che intorno al 2020 questa percentuale salirà fino al 23%. Un dato che sino ad oggi viene letto esclusivamente in contesto previdenziale e sbandierato ogni volta che si parla di riforma del welfare, ma l?invecchiamento degli italiani pone anche problemi diversi da quelli delle pensioni. Ad esempio quello dell?effettiva partecipazione sociale di questa fetta importante della popolazione. Come ricorda uno degli organizzatori del convegno, il professor Carlo Vergani, dell?Università di Milano, «l?80% degli anziani è oggi in buone condizioni psicofisiche, in una parola ?abile?. Quindici su 100 sono parzialmente autosufficienti, nel senso che hanno necessità di un costante aiuto esterno. Solo il 5% non è autosufficiente e deve essere ricoverato in residenze assistite». Il problema riguarda invece ?l?impatto sociale? di questi italiani ?over 65?. E una popolazione sempre più vecchia richiama tutti al grande tema della prevenzione. «La medicina ha vinto la battaglia delle malattie infettive», dicono i geriatri, «poi quella delle patologie della ricchezza, ora è il momento di produrre benessere lavorando con la medicina preventiva». Nei primi decenni della nostra vita, fanno sapere dal simposio milanese, si gioca la qualità degli ultimi.
G. C.

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