Famiglia

Anziani: l’allarme di Sant’Egidio

Un terzo a rischio sopravvivenza

di Redazione

Non si comprano piu’ scarpe e vestiti, indossano abiti di seconda mano; per loro il caffe’ al bar e’ un ricordo; in casa non accendono il riscaldamento e non usano il telefono: fanno una vita di rinuncia all’essenziale i tanti anziani in Italia che hanno un reddito basso o medio basso, molti ”a rischio di vita”. Una vera ”emergenza sociale” per la Comunita’ di S. Egidio (presente in una trentina di citta’ per l’assistenza agli anziani) che questa mattina, presentando un’indagine sul tema, ha denunciato il ”rischio sopravvivenza” per un pensionato su tre con la pensione di vecchiaia. Ma non solo: sono milioni gli anziani, sempre per l’associazione di volontariato, che negli ultimi tempi ”non hanno piu’ una vita dignitosa. La perdita del potere di acquisto si traduce in meno anni di vita”. Nella sua indagine, la Comunita’ di S. Egidio, oltre a raccogliere ed elaborare dati dell’Inps e dell’Istat, ha vissuto accanto ad una ventina di anziani per un mese e ha documentato le loro spese. Conclusione: con un reddito basso (tutto assorbito da generi alimentari, ticket sanitari, affitto, acqua e luce) si riesce appena a sopravvivere rinunciando ad una ”vita normale”. Se poi c’e’ un problema fisico, o di non autosufficienza, il bilancio e’ negativo, non bastano i 1.200 euro al mese. ”Sempre piu’ anziani – ha detto Mario Marazziti, portavoce della Comunita’ – si rivolgono ai nostri centri. Nel 2003 sono stati il 38%, nel 1999 erano il 18%. E’ una poverta’ estrema in forte crescita”. Ecco alcuni dati. Il 34% delle 1.880.000 pensioni di vecchiaia e’ inferiore a 500 euro (l’importo medio mensile netto e’ di 816 euro). Gli anziani seguiti dalla Comunita’ spendono tra il 25 e il 60% delle loro uscite per generi alimentari (per l’Istat questa spesa vale il 16,1% del paniere); per la salute invece fra il 13 e il 15% (contro il 7% dell’Istat). La Comunita’ di S. Egidio lancia un appello al governo perche’ intervenga contro la ”cristallizzazione della crisi”. Interventi immediati sarebbero l’istituzione di fondo per la non autosufficienza (l’Italia e’ l’unico paese dell’Unione a non averlo); la predisposizione di una rete di servizi di protezione per l’assistenza socio-sanitaria e domiciliare. ”In Italia – ha sottolineato ancora Marazziti – si sta accorciando la vita degli anziani di fascia medio-bassa. C’e’ il rischio di un’eutanasia sociale”. L’alternativa in istituto non sempre da’ garanzie. In primo luogo perche’ spesso la persona anziana si ammala, la sua qualita’ di vita peggiora, e poi perche’ nelle case di riposo dove c’e’ la compartecipazione alla spesa, l’assistenza sanitaria e’ a carico dell’anziano. Anche in queste condizioni – ha segnalato la Comunita’ di S. Egidio – e’ frequente che gli anziani restino con pochi euro a fine mese e debbano ricorrere a tante rinunce. L’associazione ha, inoltre, denunciato la scarsa efficienza del sistema dei servizi domiciliari. Gli anziani che in Italia ricevono assistenza sanitaria a casa (secondo l’Universita’ del Sacro Cuore di Roma) sono appena lo 0,9% contro il 20% dell’ Inghilterra e dei Paesi Scandinavi, l’8% della Francia. Gli anziani che ricevono assistenza domiciliare sono l’1,4% contro il 13% della Germania. Ed ancora: gran parte delle Asl non concedono il sussidio di accompagnamento in modo automatico anche quando c’e’ il riscontro per l’invalidita’ del 100%. Come – ha riferito Marazziti – il caso di una vecchietta di Roma di 101 anni che vive a letto, e’ del tutto invalida, l’assistono i volontari della Comunita’ di S. Egidio: ”senza di noi – ha detto – sarebbe morta. Non c’e’ nessuno che le da’ da bere o un sostegno qualsiasi”. ”Sono le famiglie, non lo stato – ha osservato Marazziti – a farsi carico degli anziani”. Infine, uno sguardo alle morti per caldo: ”Si possono solo prevenire non intervenire sull’onda dell’emergenza. E per questo bisogna aumentare i contatti sociali e la comunicazione. Inventare un monitoraggio di quartiere o di palazzo”.


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