Politica

Anziani, il no delle Regioni al decreto e il sì agli sgravi per le badanti

Le Regioni non siglano l'intesa sul decreto legislativo per la riforma della non autosufficienza, che rischia di escludere dai nuovi servizi gli anziani tra i 65 e i 69 anni. Intanto il Governo approva l'esonero dei contributi per le badanti per i datori di lavoro over 80 con Isee sotto i 6mila euro

di Sara De Carli

due anziani si tengono per mano

Le scadenze del Pnrr prevedono che entro metà marzo dovrà essere emanata la versione definitiva del decreto legislativo sulle politiche in favore delle persone anziane e non autosufficienti. Mentre le Commissioni di Camera e Senato procedono con le audizioni e la discussione del decreto legislativo sulle politiche in favore delle persone anziane e non autosufficienti, ecco che dalla Conferenza delle Regioni non arriva l’intesa sullo schema di decreto.

Il parere contrario deriva innanzitutto dalla mancata previsione di risorse finanziarie aggiuntive e strutturali, che «inficia la portata innovativa della riforma depotenziandone l’efficacia sia nel processo di ampliamento dell’accesso ai servizi, sia nell’intensità e nella durata dei servizi offerti». A questo, le regioni Campania, Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna aggiungono contrarietà «sull’impianto complessivo del provvedimento e sul mancato coinvolgimento delle Regioni e delle Province autonome nella stesura dello schema di decreto legislativo». La Provincia autonoma di Bolzano, in più, chiede che sia tolto il riferimento alle Province autonome dove è previsto che “Regioni e Province autonome elaborano Piani regionali corrispondenti ai Piani nazionali e li trasmettono al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il monitoraggio e la verifica dello stato di attuazione dei Leps.

65-69 anni, la fascia a rischio scopertura

La proposta di ridurre la platea dei possibili beneficiari delle prestazioni socio-sanitarie e dei Leps ad esso collegati «alle persone che abbiano compiuto 70 anni» – osservano inoltre le Regioni – non rientra nei principi della delega, che non prevede dei limiti all’accesso alle prestazioni per fasce di età.

Se l’articolo 40 rimanesse come è oggi verrebbero escluse dall’assistenza tutte le persone non autosufficienti tra i 65 e 69 anni di età, molte già in carico ai servizi con le risorse del Fondo nazionale per la non autosufficienza

Conferenza delle Regioni

Poiché il decreto stesso definendo la persona anziana come “la persona che ha compiuto 65 anni”, specifica che le persone anziane hanno diritto all’accesso alle prestazioni di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria qualora valutate non autosufficienti, ecco che tale disposizione è in contraddizione con il decreto stesso, dicono le Regioni: «se l’articolo 40 rimanesse inalterato significherebbe escludere dall’assistenza «tutte le persone non autosufficienti tra i 65 e 69 anni di età, molte già in carico ai servizi con le risorse del Fondo Nazionale per la Non autosufficienza». L’articolo 40 cioè fa prevalere una lettura “finanziaria” rispetto a quella dei bisogni, contraria allo spirito del Piano per la non autosufficienza e non condivisibile: la richiesta delle regioni è quella di sopprimere l’articolo.


L’articolo 40, letteralmente parla di «disposizioni di cui al titolo II» (tranne quelle relative alla sperimentazione della nuova prestazione degli 850 euro) e dice che esse «si applicano alle persone che abbiano compiuto 70 anni».

Esonero dei contributi per le badanti

Intanto il Consiglio dei Ministri di lunedì 26 febbraio 2024, con il Decreto di revisione del Pnrr ha previsto l’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi a carico del datore di lavoro per l’assunzione o la trasformazione a tempo indeterminato dei contratti delle badanti (alias lavoratore domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani) a condizione che l’anziano datore di lavoro abbia almeno 80 anni, sia già titolare di indennità di accompagnamento e abbia un Isee inferiore a 6mila euro. Il taglio varrà già dal 1° aprile 2024 e fino alla fine del 2025, nel limite di 3mila euro l’anno. «Si tratta di una misura utile per l’emersione del lavoro nero e che – al pari del contributo mensile di 850 euro previsto dal cosiddetto Decreto Anziani – pur nella limitatezza del target raggiunto e del periodo temporale di erogazione, può giovare alle famiglie in condizione di estrema vulnerabilità sociale ed economica», osserva Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, una delle 60 organizzazioni promotrici del Patto per un nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza.

Una misura utile, tuttavia non si perda di vista l’obiettivo di dare organicità e forza, anche attraverso risorse adeguate, alla riforma dell’assistenza per gli anziani non autosufficienti

Anna Lisa Mandorino

«Non si perda di vista tuttavia l’obiettivo di dare organicità e forza, anche attraverso risorse adeguate, alla riforma dell’assistenza per gli anziani non autosufficienti, della quale in queste ore si sta discutendo per la definitiva messa a punto ed approvazione del relativo decreto legislativo».

I numeri del lavoro domestico

Secondo il 5° rapporto annuale sul lavoro domestico promosso da Domina, il lavoro domestico in Italia produce l’1% del Pil. Per colf e badanti le famiglie spendono 14,3 miliardi e restano il principale attore di welfare. In Italia nel 2022, secondo i dati dell’Osservatorio Domina, i lavoratori domestici regolari in Italia sono poco meno di 900mila con una riduzione rispetto al 2021 del -7,9% (-76.548 lavoratori): i datori di lavoro sono invece 978mila, ovvero 109 ogni 100 lavoratori domestici (segno che un datore ha contratti con più lavoratori). Il 36,1% dei datori di lavoro ha più di 80 anni. Secondo Domina nel 2022 la spesa delle famiglie per il lavoro domestico ha incontrato per la prima volta un calo, dopo l’aumento progressivo registrato dal 2017. Prendendo in esame anche la componente irregolare (stimata dall’Inps nell’ordine del 51,8% contro una media nazionale dell’11,3% per gli altri settori economici), il numero complessivo dei lavoratori domestici raggiunge gli 1,86 milioni.

Foto Matthias Zoomer su Pexels

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