Cultura
Antonella Ferrari: «Il mio progetto? Colorare il mondo della disabilità»
Dopo tre mesi di forzato stop al lavoro con teatri e studi televisivi chiusi l’attrice e scrittrice emerge da un lockdown particolarmente stretto con la grinta che l’ha contraddistinta in questi anni. La stessa che ha messo nel suo lavoro nei teatri di tutta Italia e che ha raccontato nel libro autobiografico “Più forte del destino. Tra camici e paillette La mia lotta alla sclerosi multipla”
Se per tutti i mesi di lockdown dovuti all’emergenza sanitaria sono stati duri, per lei e per le persone con patologie autoimmuni lo sono state un po’ di più. Lei è Antonella Ferrari, attrice, scrittrice, madrina di Aism ed essa stessa affetta da Sclerosi multipla. In questo periodo ha dovuto fare più attenzione di altri, ma a sentirla in questi giorni di ripresa, a colpire è la determinazione che emana. A pesarle di più in questo periodo è l’essersi ritrovata «con una fetta di lavoro praticamente scomparsa: teatri fermi, studi televisivi chiusi ed eventi sospesi. Per fortuna che ho una rubrica su “Chi” per la quale già lavoravo da casa… » osserva.
Un tempo sospeso. Nei mesi di lockdown erano previste anche alcune repliche dello spettacolo “Più forte del destino. Tra camici e paillette. La mia lotta alla sclerosi multipla” tratto dal libro pubblicato nel 2012 da Mondadori (ne avevamo scritto qui). «In questo periodo di fermo obbligato ho riflettuto molto su una mia passione, che è un po’ il mio tarlo da qualche anno: creare una linea di stampelle decorate come le mie. In pratica vorrei trasformare un ausilio ortopedico in un accessorio», confessa Antonella Ferrari. Che rivela: «Io personalmente ne ho diverse: glitterate, con i fumetti, di diversi colori, con i fiori… le abbino ai vestiti, al mio umore. Me le faccio fare apposta».
Le sue stampelle colorate, in effetti, colpiscono. «Mi scrivono anche diverse persone per sapere come fare ad averle. C’è chi mi ha scritto che si vergogna di doverle utilizzare, ma che se trovasse delle stampelle come le mie, forse avrebbe meno problemi. Il fatto è riuscire a realizzarle a costi accessibili, non sono in commercio e quindi sono un po’ costose».
Ma dietro a questa idea non c’è solo la voglia di trasformare un oggetto necessario, come un ausilio per camminare, in qualcosa di bello e colorato e su cui in questi mesi di forzato fermo dal lavoro Antonella ha investito energie: «Ho studiato un po’ di tecniche, ne ho anche parlato in una diretta Instagram con Alviero Martini che si è detto disponibile a donare un suo disegno, mi sono guardata in giro per trovare artigiani….». Soprattutto dietro a tutto vi è la volontà di «colorare il mondo della disabilità, non solo le stampelle, penso ai bastoni, ai deambulatori…. Hanno tutti colori tristi. E poi è come se creassero una barriera, mentre le mie stampelle colorate e allegre piacciono anche ai bambini, le chiamano le stampelle di barbie pensano siano un gioco e questo aiuta nell’accettazione della malattia e della disabilità. La figlia di un amico fumettista da piccola mi chiamava "Lella la fatina della stampella"».
Adesso con la ripresa delle attività Antonella Ferrari spera di riuscire a realizzare il suo sogno, «certo servirebbe un’azienda, un imprenditore che si vogliano mettere in gioco e che vedano la potenzialità di questa idea. Anche perché non si può vivere di soli colori ospedalieri, basta vedere come le stesse mascherine oggi sono diventate accessori fashion. Bisognerebbe far comprendere che anche la malattia la puoi colorare…. se lo vuoi».
Qui e in apertura foto ©Nicola Allegri
E c’è da scommettere che anche questo obiettivo di Antonella Ferrari si concretizzerà perché la grinta non le manca, la stessa che l’ha portata a lavorare in teatro e in tv dalla soap Cento Vetrine alla fiction “Un matrimonio” per la regia di Pupi Avati. Ricoprendo ruoli di successo nonostante le difficoltà perché, conclude, «soprattutto in tv io vengo considerata una storia da esibire, non un’attrice con una professionalità. Per cui molto spesso mi verrebbe da gridare che invece della cartella clinica dovrebbero guardare il mio curriculum, perché io non sono la mia malattia, ma una professionista… » e mentre dice queste cose nel tono della voce si sente montare la forza di una persona per la quale il motto: “Più forte del destino” non è solo il titolo di un libro.
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