Volontariato
Antitrust: meno regole e più mercato
Ancora troppi freni alla concorrenza. Questo in sintesi il messaggio che l'Antitrust manda ancora una volta a Governo e Parlamento
di A. Capannini
Ancora troppi freni alla concorrenza. Questo in sintesi il messaggio che l’Antitrust manda ancora una volta a Governo e Parlamento. Nel libro bianco che Giuseppe Tesauro ha inviato ai presidenti di Camera e Senato, si rileva che molti passi sono stati fatti a favore della concorrenza e del mercato, ma ancora c’e’ molta la strada da fare per eliminare i freni e le regole.
In particolare, l’Antitrust si sofferma sui servizi di pubblica utilita’ dove le imprese si possono estendere abusivamente anche su altri mercati. Per questo, chiede Tesauro, una separazione proprietaria tra le diverse fasi di attivita’. ”Nell’ultimo decennio -si legge nella nota dell’Autorita’- la riforma della regolazione delle attivita’ economiche ha assunto un ruolo primario in diversi Paesi.
L’Italia e’ positivamente inserita in questa linea di tendenza, con esiti significativi, in termini sia di riduzione quantitativa dei vincoli regolamentari sia di migliore qualita’ della regolazione.
E’ indispensabile – esorta l’Antitrust – proseguire in tale percorso con coerenza, potenziando ulteriormente i risultati raggiunti. Regolazione e federalismo, liberalizzazioni e pubblica utilita’, quote di mercato e benchmarking internazionali, limitazioni dell’offerta, limiti di accesso alle professioni, concessioni pubbliche, prezzi minimi e massimi, liberalizzazione degli orari, standard qualitativi e limiti alla gamma merceologica e universalita’ del servizio di pubblica utilita’.
Questi sono i dieci temi su cui l’Autorita’ ritiene sia necessario intervenire per promuovere la concorrenza. Queste le dieci regole dell’Antitrust definite ”necessarie” per promuovere e garantire la concorrenza:
REGOLAZIONE E FEDERALISMO. Per quanto riguarda la regolazione, ad avviso dell’Autorità, andrebbe introdotto anche in Italia un sistema del tipo ”notice and comment”, che consenta la piu’ ampia partecipazione di tutti gli interessati alle procedure di formazione delle regolamentazioni, riguardanti anche la materia economica, assicurando un’efficace ”democrazia procedurale”. Si tratta di un meccanismo cosi’ articolato: comunicazione del processo di regolazione, pubblicazione delle schema di regolazione, fissazione di un termine per la presentazione dei commenti, adozione del provvedimento. Questo modello andrebbe applicato ai procedimenti per l’adozione di regole tecniche, adottate da ministeri, agenzie, autorità indipendenti con compiti di regolazione. Alla luce della recente modifica federalista della Costituzione, e’ da evitare che le regolazioni regionali e locali divengano eccedenti o troppo restrittive rispetto al quadro normativo sovranazionale e nazionale.
LIBERALIZZAZIONI E PUBBLICA UTILITA’. L?Autorita’, pur apprezzando l’intensita’ e la qualita’ del processo di privatizzazione, ritiene necessario che preventivamente agli interventi di privatizzazione vengano attentamente analizzate le caratteristiche economiche dei settori coinvolti, per promuovere preliminarmente le necessarie misure di liberalizzazione e di ristrutturazione dell’industria in vista della creazione di un effettivo contesto concorrenziale. Misure ” particolarmente opportune nei settori dei servizi pubblici locali”, che sono stati meno toccati dai processi di liberalizzazione comunitari. Inoltre, sempre per l’Autorita’, occorre evitare di introdurre disposizioni che limitino la contendibilita’ del controllo delle imprese pubbliche, in assenza di imperative esigenze di interesse generale. Per quanto riguarda i servizi di pubblica utilita’, dove restano situazioni di monopolio, si pone il problema di evitare che le imprese estendano abusivamente la propria posizione dominante in altri mercati liberalizzati. Significativi esempi al riguardo si possono trovare nei settori delle poste, delle telecomunicazioni, delle ferrovie, dell’energia elettrica e del gas, nei quali le imprese tradizionalmente in monopolio legale mantengono una presenza significativa nei mercati liberalizzati e verticalmente collegati ai primi. Piu’ in generale, l’Autorita’ ritiene che quando un operatore in monopolio su di un mercato operi anche in mercati potenzialmente concorrenziali e verticalmente collegati al primo, debba essere attentamente valutata la possibilita’ di una separazione proprietaria tra le diverse fasi di attivita’.
QUOTE DI MERCATO E BENCHMARKING INTERNAZIONALI. L’Autorita’ ritiene che non debbano essere posti tetti alle possibilita’ di espansione delle imprese, mediante la fissazione di quote di mercato, e che le iniziative di promozione della concorrenza siano piu’ efficaci quando gli interventi non debbano richiedere un costante monitoraggio. Naturalmente, i tetti alle quote di mercato possono essere utilizzati per imporre alle imprese in posizione dominante la dismissione di impianti, ma solo temporaneamente. Per quanto riguarda invece il ricorso al benchmarking internazionale di prezzi e tariffe, l’Autorita’ ritiene che l’indicazione di livelli internazionali che le imprese non devono superare nella fissazione di prezzi e tariffe debba essere limitata alla fase iniziale dell’attivita’ di regolazione.
LIMITAZIONI DELL’OFFERTA. L’Autorita’ ritiene che le limitazioni volte a predeterminare la struttura del mercato, come nell’autotrasporto di passeggeri a media e lunga percorrenza e nelle farmacie, essendo di regola basate su previsioni ipotetiche degli andamenti della domanda, vadano abolite, fatta eccezione per i casi in cui siano oggettivamente limitate le risorse utilizzabili (bande di frequenza, suolo pubblico ecc.). In tali casi l’assegnazione di queste risorse scarse dovrebbe essere effettuata tramite asta competitiva.
LIMITI D’ACCESSO ALLE PROFESSIONI. I requisiti qualitativi all’accesso, per esempio nelle professioni, debbono essere tali da evitare che per loro tramite vengano surrettiziamente introdotte restrizioni di tipo quantitativo. L’Autorita’ ritiene che l’iscrizione a un albo professionale debba essere obbligatoria solo qualora, oltre al controllo relativo all’accesso, sia reputato necessario anche un controllo pubblico sull’esercizio dell’attivita’.
CONCESSIONI PUBBLICHE. In linea di principio, l’Autorita’ condivide l’eliminazione delle concessioni non conformi al diritto comunitario e la limitazione delle autorizzazioni ai soli casi in cui vi sia una giustificazione consistente nel perseguimento di esigenze di primario interesse pubblico. Concessioni non giustificate dalla sussistenza di una riserva delle attività di impresa conforme al diritto comunitario permangono in numerosi mercati, ad esempio nelle radiotelevisioni e nei trasporti, e andrebbero eliminate.
PREZZI MINIMI E PREZZI MASSIMI. L’Autorita’ auspica l’eliminazione di tutte le norme che prevedono prezzi minimi di vendita di beni e servizi, incluse le recenti regolamentazioni del sottocosto e quelle che introducono un tetto allo sconto dei libri. La fissazione di prezzi minimi non risulta mai uno strumento direttamente funzionale a garantire il mantenimento di un livello minimo di qualità del servizio, il principale obiettivo comunemente invocato a suo sostegno. Per quanto riguarda la fissazione di prezzi massimi per la prestazione di un servizio, il caso presenta minori problemi dal punto di vista concorrenziale, anche se, ad eccezione di alcuni casi particolari di protezione del consumatore, occorre riflettere sull’effettiva necessità dello strumento per perseguire obiettivi di interesse generale, tenendo anche conto dei costi e delle controindicazioni che vi sono connessi.
LIBERALIZZAZIONE DEGLI ORARI. L’Antitrust ritiene che la totale liberta’ di apertura nel settore della distribuzione al dettaglio, se ad essa non corrisponde la possibilita’ di utilizzo flessibile del fattore lavoro, puo’ avvantaggiare in modo discriminatorio gli operatori di maggiori dimensioni. Per tale ragione a’ auspicabile che la liberalizzazione degli orari sia associata a interventi volti a garantire una maggiore flessibilita’ nelle possibilita’ di definire contrattualmente gli orari di lavoro piu’ opportuni.
STANDARD QUALITATIVI E LIMITI ALLA GAMMA MERCEOLOGICA. Per conseguire un miglioramento qualitativo dei beni e servizi offerti, piuttosto che ricorrere a divieti espliciti della commercializzazione dei beni di qualita’ piu’ modesta, sarebbe assai importante il ricorso all’autoregolamentazione. Vi a’ il rischio, infatti, che dall’imposizione di standard qualitativi derivi un aumento del prezzo senza un aumento della qualita’. Parimenti, limiti regolamentari alla gamma merceologica che puo’ essere offerta da un soggetto possono comportare, con maggiore o minore rilievo a seconda dei mercati, costi e prezzi più elevati e minore innovazione.
UNIVERSALITA’ DEL SERVIZIO DI PUBBLICA UTILITA’. La garanzia dell’universalita’ dei servizi di pubblica utilità e’ ineludibile, anche in un contesto di parziale o completa liberalizzazione, poiche’ il diritto alla ‘prestazione minima’ e’ ormai da considerarsi principio generale di rango costituzionale. La regolazione delle prestazioni minime garantite, che ha comportato un rilevante aumento del livello qualitativo dei servizi di pubblica utilita’, deve dunque permanere. Tuttavia essa non deve divenire l’occasione per introdurre ingiustificate restrizioni della concorrenza.
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