Volontariato
Antimafia. Violante: “Falcone ricordato anche dai nemici”
Polemiche e toni accesi in interviste e dichiarazioni dell'on. Violante, del giudice Caselli e don Luigi Ciotti nell'anniversario della strage di Capaci
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vanno commemorati come “eroi della Repubblica”, ma le “commemorazioni possono trasformarsi in una trappola, quando uniscono i colpevoli e le vittime”. Nel decennale del loro assassinio da parte della mafia, il capogruppo dei Ds alla Camera Luciano Violante, ricorda la figura dei due magistrati palermitani in un articolo sul “Giornale di Sicilia” e avverte: “Non crederemo alle parole di chi ricorda Falcone e Borsellino mentre continua a denigrare, a volte con le stesse espressioni di ieri, chi fa oggi quello che loro fecero ieri”. “Stiamo pericolosamente abbassando la guardia sul problema della mafia, si sta arrivando a una situazione pericolosa, dove l’operato dei magistrati viene delegittimato, dove si sferrano continuamente degli attacchi agli uomini di giustizia che fanno il loro lavoro”, ha aggiunto Violante, al Salone del libro di Torino, a margine della presentazione del suo libro “Il ciclo mafioso”.
“La mafia – spiega – ricorre a cicli continui, di circa dieci anni. Dall’assassinio di Ciacculli del ’63, fino alla strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone e Via D’Amelio, abbiamo avuto dei segnali precisi: le azioni di mafia ritornano con una ciclicità che stupisce e altrettanto stupefacenti sono le reazioni. All’inizio si ha una rivolta contro questi atti, poi, mano a mano che i processi vanno avanti, si ha una specie di reazione contraria all’operato dei magistrati, come se diventassero improvvisamente scomodi”. ”La teoria di un terzo livello formato da soggetti estranei a Cosa nostra mio fratello Giovanni Falcone, con prove certe e riscontri vari, l’ha sempre esclusa”, aggiunge Maria Falcone.
Un rischio ricordato anche da Giancarlo Caselli, già Procuratore antimafia a Palermo, che sempre a Torino ha tracciato un bilancio degli ultimi dieci anni di lotta alle cosche, dopo le stragi nelle quali sono rimasti uccisi Falcone e Borsellino. “Dieci anni in cui si è sfiorata la possibilità concreta che la mafia potesse essere sconfitta, dieci anni in cui abbiamo davvero pensato, con le tante conquiste che sono state fatte, di battere una volta per tutte e estirpare il fenomeno mafioso. E invece no. I magistrati rischiano di essere isolati ancora una volta. Assistiamo a un indebolimento degli operatori di giustizia perpetrato non solo dagli stessi protagonisti della mafia, ma anche da un certo tipo di borghesia ricca, colta, che vede i magistrati come una forza scomoda”. Caselli parla di “una efficiente inefficienza, una specie di situazione di comodo, dove sembra che le forze in campo siano libere di operare, ma di fatto non è così”.
Toni tesi, dunque, accesi ancora di più dall’intervento di don Luigi Ciotti: “Non è un fatto positivo che siamo qui riuniti a parlare di mafia, non lo è perché sono passati tanti anni e qualcosa di definitivo avrebbe dovuto già essere stato fatto. Tutti siamo chiamati a fare un esame di coscienza per quello che è successo e che sta succedendo – secondo don Ciotti – ma una cosa è certa: dei politici che stanno in Parlamento, almeno quelli che hanno ottenuto una condanna in primo grado, non dovrebbero entrare a far parte delle commissioni parlamentari”.
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