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Antidoping, l’ Agenzia nasce ma è disarmata.
Potrà fare controlli anche al di fuori delle gare ufficiali e dovrà redigere la lista unica delle sostanze proibite. Ma rischia di fallire, perché in Europa le leggi sono diverse.
di Redazione
Il doping è una questione che non riguarda solo lo sport ad alto livello, ma anche quello di base. È a questa conclusione che sono giunti i ministri dello sport dell?Unione europea e il Comitato olimpico internazionale (Cio). Il punto di approdo è il risultato di un braccio di ferro tra le parti sorto proprio nove mesi fa, alla Conferenza internazionale sul doping di Losanna. Il lassismo del Cio in merito alla lotta al doping e il consumo sempre più consistente di sostanze proibite, ha spinto i Paesi dell?Unione europea tramite i rispettivi ministri a minacciare di intraprendere iniziative di intervento autonome sul piano legislativo se non si fosse arrivati a un?iniziativa comune.
Dal 10 novembre è operativa l?Agenzia mondiale antidoping con sede a Losanna, la cui attività costerà 45 miliardi di lire all?anno. Tra gli scopi anche la possibilità di controlli al di fuori delle gare ufficiali e l?armonizzazione dei sistemi di laboratori. Sandro Donati, ex allenatore della nazionale di atletica leggera e tra i primi in Italia a denunciare il fenomeno del doping tra gli atleti, oggi è responsabile del settore Ricerca del Coni: «L?Agenzia antidoping è un primo passo operativo di due organizzazioni che si muovono con il contagocce, un progetto ideato da gente che è lontana dalla lotta al doping. Perché non si coinvolge chi ha esperienza sul campo? Chi, invece, commercia clandestinamente sostanze doping fa parte di strutture malavitose molto efficienti e si muove grazie anche al vuoto legislativo di tutti i Paesi europei, eccetto la Francia. I laboratori di cui dispone il Cio, non sono in grado di rilevare le ultime droghe e sono predisposti per scoprire farmaci che ormai nessun atleta usa. L?Agenzia è un atto di buona volontà, ma il fenomeno del doping è in forte espansione e necessita anche di una legislazione europea». Tra i punti fermi imposti dall?Unione europea al Cio la necessità di una lista unica delle sostanze doping valida in tutti i Paesi. Sarà sufficiente a giustificare quei 45 miliardi?
P. Co.
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