Politica

Anpas: «L’UE vuole liberalizzare il trasporto e noi stiamo ancora senza regole»

Fabrizio Pregliasco, presidente di Anpas, delinea l’orizzonte verso cui va il mondo dei trasporti in ambulanza. L’Italia sembra ferma. Come lo dimostra la vicenda dei pedaggi autostradali.

di Carmen Morrone

Lo stallo sulla vicenda dei pedaggi preoccupa perchè al di là del caso, il sistema rischia di non essere pronto alle novità che arriveranno da Bruxelles. «L’Unione Europea vorrebbe che, anche in Italia, venissero a operare le ambulanze di realtà straniere, francesi, spagnole, rumene e così via. Nei prossimi mesi ci saranno novità in questo senso. È urgente che in Italia sia fatta chiarezza sulle modalità operative, fra cui quella dei trasporti in autostrada», spiega Fabrizio Pregliasco.

Perché il ministero sta facendo passare tutti questi mesi a suon di proroga?
Pare che il ministero non abbia contezza dell’utilità sociale di un servizio  che realtà come Anpas e misericordie fanno da anni. Pare sia condizionato, direi spaventato, dai casi di irregolarità. Che ci sono, ma vanno perseguiti non a danno di un sistema in cui operano da anni Anpas, Misericordie (a cui aderisce il 70% di chi si occupa del settore)  e Croce Rossa. A proposito di Croce Rossa, sottolineiamo che le relative ambulanze mantengono esenzione dei pagamento dei pedaggi.

Di quali irregolarità si tratta?
Ci sono stati casi di uso abusivo del telepass. Casi però. E poi nel sistema del trasporto in ambulanza sono entrati soggetti non qualificati (talvolta ai limiti della legalità). Per questo Anpas e Confederazione delle Misericordie reclamano la massima trasparenza nell’affidamento, nell’erogazione e nella rendicontazione dei servizi sociosanitari, chiedendo al Ministero della Salute e alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome la definizione di criteri chiari ed applicabili sull’intero territorio nazionale. Per fare questo, però, non si può mettere in crisi tutti gli altri operatori.

Quale potrebbe essere una soluzione?
Il ministero delle Infrastrutture deve rivedere le convezioni con le concessionarie che gestiscono i servizi autostradali. Società autostrade è la più importante e si occupa anche del Telepass, ma ci sono altre società come la Milano Serravalle, ad esempio. Deve anche fare chiarezza sul significato da dare alla parola soccorso, indicata dal decreto ministeriale del 1994 che regola la materia e a cui si appella Società Autostrade che da qualche mese interpreta nel senso che soccorso è solo quello in emergenza. Parliamone. Anche sulla base di una recente sentenza.

Vale a dire? La Sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2013 ha evidenziato la centralità dell’intero trasporto sanitario per la tutela della salute dei cittadini, comprendendo quindi anche tutte le diverse attività di mobilità sociale (trasporti dializzati, disabili, anziani).   

Perché Società Autostrade ha deciso solo qualche mese fa, di cancellare una prassi, che lei stessa ha avvallato per anni?
Perché qualche mese fa sono scadute le convenzioni, firmate nel 1999, che regolano i servizi autostradali.

Anpas quanti trasporti compie non in emergenza? E quanti in autostrada?
Circa il 60% del totale dei servizi. Quanti mezzi passino dai caselli, non lo sappiamo. Abbiamo chiesto i dati a Società Autostrade che ci ha risposto che sono dati sensibili.

Quali sono le ricadute delle nuove modalità?
Anpas ha stimato che le nuove modalità costerebbero 2milioni di euro all’anno. Soldi che oggi non paghiamo e per questo possiamo assicurare un servizio capillare in tutta Italia. Grazie al volontariato la presenza di un’ambulanza in un paesino di montagna costa 200mila euro l’anno, lo stesso servizio affidato esclusivamente a professionisti costerebbe 750mila euro.

Perché le associazioni dicono che sono a rischio i servizi stessi?
I trasporti che non sono in emergenza, ad esempio la persona dimessa dall’ospedale perché convalescente da un intervento chirurgico, in alcune Regioni sono a carico del singolo cittadino che se ne avvale. Accade in Lombardia, ad esempio. Invece in Liguria e in Toscana, ad esempio, questo tipo di servizio fa parte dei Lea e quindi è gratuito. In queste Regioni, le realtà che si occupano di trasporto in ambulanza ricevono dalla Regione stessa un rimborso. In Liguria ad esempio è di 15 euro. Le nuove modalità introducono il costo del pedaggio. Se, ad esempio, il trasporto avviene fra Genova e Albenga, il biglietto di pedaggio andata e ritorno costa 14,90 euro. A questo punto si tratta di rinegoziare con l’ente regionale il rimborso per farci entrare anche il costo del pedaggio. Cosa molto difficile da ottenere. Altrimenti le associazioni sono costrette a non eseguire più i trasporti. Nell'esempio fatto prima, a fronte di un costo di 30 euro, la metà è a carico delle associazioni.Poco sostenibile per le casse delle associazioni. Non è possibile far pagare il cittadino perché si commetterebbe un reato, perché il servizio rientra nei Lea, è a carico del sistema sanitario nazionale.

Da oggi al 2 ottobre, le associazioni cosa faranno?
Intanto vogliamo un incontro con il ministro, che Anpas non ha mai incontrato personalmente. Abbiamo sempre parlato con suoi collaboratori. Siamo pronti a forme di protesta, magari di disobbedienza civile, vedremo.


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