Salute

Anonimi solo 37 test su cento

Lo rivela un'indagine dell'Istituto superiore della sanità e della Consulta delle associazioni

di Redazione

Test Hiv completamente anonimi solo nel 37% dei casi, gratuiti nel 76% e accompagnati da colloqui di counselling pre e post-esame rispettivamente nel 44,5% e nel 41% dei casi. Per di piu’, accesso ‘a singhiozzo’ a questo strumento di diagnosi precoce nelle varie strutture della stessa zona e nelle diverse Regioni, con ticket che, ad esempio, possono variare da 4 a 22 euro. E’ la fotografia scattata da un’indagine dell’Istituto superiore di sanita’ (Iss) e dalla Consulta delle associazioni per la lotta all’Aids, i cui risultati sono stati presentati questa mattina a Roma. In due anni di lavoro sono stati intervistati 449 responsabili di Centri diagnostico-clinici (Ctc) e 216 di Centri trasfusionali (Ct) presenti sul territorio nazionale. In tutto, dunque, 665 dirigenti di strutture che effettuano test dell’Hiv. Per quanto riguarda i Ctc, l’analisi ha evidenziato che la completa assenza di dati della persona che effettua il test viene garantita nel 37% dei casi, altrimenti sono richiesti l’impegnativa del medico o un documento. E questo “potrebbe essere uno dei motivi che ostacolano l’accesso al test Hiv – ha sottolineato Anna Maria Luzi del dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Iss – diciamo che l’ideale sarebbe offrire il test gratuito, anonimo e accompagnato da colloqui con l’operatore sanitario, mentre il panorama attuale e’ molto variegato”.

 

Per quanto riguarda sempre i Centri diagnostico-clinici, il 10% dei responsabili intervistati ha dichiarato di offrire il test gratuitamente solo se serve al paziente per motivi di lavoro, ad esempio per partecipare a un concorso pubblico, mentre il 37% ha ammesso di non far firmare il consenso informato al paziente, poiche’ quest’ultimo e’ gia’ passato dal proprio medico per farsi consegnare l’impegnativa e dunque si presuppone sia gia’ a conoscenza della situazione che andra’ affrontando. In piu’, un 3,6% di intervistati ha affermato di fare counselling pre-test solo se il paziente appare particolarmente ansioso o se rimane tempo per farlo (0,4%). “In sintesi – ha evidenziato Pietro Gallo, del dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Iss – dall’indagine emerge che solo 79 centri diagnostico-clinici italiani rispettano a pieno le norme vigenti in Italia sul test dell’Hiv, cioe’ lo offrono gratuitamente, in forma completamente anonima e accompagnato da counselling”. “I cittadini incontrano molte difficolta’ nell’accesso al test Hiv – ha sottolineato Massimo Oldrini, coordinatore della Consulta della associazione per la lotta all’Aids – a causa del prezzo variabile del ticket o anche degli orari troppo ‘restrittivi’, con apertura solo la mattina presto. Non esistono strutture che effettuano gli esami al pomeriggio, consentendo anche ai lavoratori di eseguirlo”. Alcune volte il risultato viene poi consegnato in busta chiusa, senza un colloquio con un operatore sanitario che possa indirizzare il paziente: questo avviene in 168 dei 449 Centri interpellati, nel 76% dei casi quando l’esito e’ positivo, nel 4% quando e’ negativo e nel 20% dei casi in entrambe le situazioni. “E questo – aggiunge Oldrini – si puo’ immaginare quanto possa essere psicologicamente stressante per una persona che scopre di essere sieropositiva”.

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