Sostenibilità
Anno scolastico: per libri e cancelleria ancora aumenti
Lo sostiene l'Aduc
di Redazione
Per un ragazzo della scuola media, la spesa per il triennio si e’ di 966 mila lire (sono stati fissati i tetti di 528.000 per la prima, 204.000 per la seconda e 234.000 per la Terza), che sono grosso modo gli stessi dell’anno scorso.
Per il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito, “Il non aumento dei tetti massimi, pero’ non ci deve fa rasserenare rispetto al fatto che dal portafogli delle famiglie non saranno estratti piu’ soldi, perche’ se andiamo a vedere il capitolo di spesa “istruzione” dei dati statistici elaborati dall’Istat per fissare l’andamento dei prezzi al consumo, notiamo che la percentuale di aumento (per luglio 2001 rispetto a luglio 2000) e’ tra le piu’ alte, cioe’ il 3,3%, rispetto ad una media complessiva dei prezzi del 2,9%. E troviamo la stessa percentuale di aumento (3,3) anche per le altre spese a cui si deve andare incontro (diario, quaderni, penne, cartella, etc, cioe’ quelle voci che, sotto la dizione “articoli di cancelleria per la scuola”, fanno parte del capitolo di spesa “Ricreazione, spettacolo e cultura” sempre del paniere Istat).
Inoltre l’Associazione italiana editori ha fatto sapere, per restare all’esempio della scuola media, che i libri di testo aumenteranno solo del
2,28%. Se si considera che, grazie ad una legge di questa primavera, lo
sconto massimo che i librai possono applicare e’ del 15%, non e’ che questo contenimento del 2,28 (al di sotto del livello inflazionistico, come
trionfalmente sottolineano gli editori) sia gran cosa, perche’ con questa
legge sono stati espulsi dal mercato tutti coloro che potevano fare offerte
interessanti, e gli editori controllano meglio il mercato e si possono
concedere il “lusso” di aumentare minimamente i prezzi; e’ la solita musica, con il consumatore finale che viene penalizzato a vantaggio di produttori, distributori e venditori al dettaglio.
Logica vorrebbe che se qualcosa è obbligatorio, i libri fossero inclusi
nell’obbligo. Ma non è cosi’. Non solo, ma anche se ci si volesse avvalere
di nuovi mezzi di distribuzione come Internet la situazione sarebbe
peggiore per l’aspetto fiscale: il ministero delle Finanze, a suo tempo, e’
stato molto esplicito: i prodotti editoriali venduti attraverso Internet non
possono avvalersi dell’aliquota Iva ridotta al 4%, ma devono applicare
quella del 20%. “
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.