Welfare

Anno giudiziario. Grave situazione carceri

Si è aperto oggi l’Anno giudiziario con la relazione del Procuratore generale di Cassazione. Ecco alcuni dei passaggi più interessanti del suo intervento di 143 pagine.

di Redazione

Carceri ”La situazione delle carceri appare sempre piu’ grave”. Così il procuratore generale della cassazione Francesco Favara, commenta il numero di 56.271 detenuti reclusi nelle prigioni italiane. Il magistrato rileva che ”la situazione penitenziaria e’ al centro del dibattito politico”, ma che ”non compete al procuratore generale la scelta delle misure più opportune”. Tuttavia Favara sottolinea che ”sembra pero’ giunto il momento di affrontare con urgenza un problema il cui esito era prevedibile da anni”, e che ”eventuali misure temporanee di riduzione dell’affollamento che si ritenesse di adottare”, devono essere ”accompagnate da un programma di rinnovamento dell’edilizia penitenziaria e di aumento degli organici della polizia penitenziaria e degli educatori, per rendere la espiazione della pena più coerente possibile con i principi costituzionali di umanizzazione e rieducazione”. Il procuratore, quando accenna a ”misure temporanee di riduzione dell’affollamento” sembrerebbe riferirsi ad eventuali misure di clemenza, come l’indulto, che proprio questa settimana saranno discussi in Parlamento. 8 delitti su 10 impuniti Tra il luglio 2001 e il giugno 2002 i delitti dei quali sono rimasti sconosciuti gli autori sono stati 2.289.363, pari all’81% di tutti i delitti denunciati. E’ quanto scrive il procuratore generale della Cassazione, Francesco Favara, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Favara definisce “gravissimo e preoccupante” il fenomeno, “anche se un segnale di ottimismo può trarsi dalla conferma di una tendenza alla riduzione del loro numero: nel periodo precedente i delitti dei quali erano rimasti ignoti gli autori erano stati infatti l’83% di quelli denunciati”. In particolare, sono rimasti ignoti il 96% degli autori di furti, percentuale sostanzialmente identica rispetto al periodo precedente, mentre e’ risaputo “che per taluni tipi di reati, come il furto di veicoli, le indagini non vengono neppure iniziate”. Complessivamente, sempre nello stesso periodo, i delitti registrati dagli uffici di procura sono stati 2.821.624, il 4% in meno. Sono diminuiti gli omicidi tentati e consumati (-9%), le rapine (-8%), le estorsioni (-5%), le violenze sessuali (-11%), i maltrattamenti in famiglia o verso i fanciulli (-5%), le bancarotte (-4%) e i furti (-12%). “Preoccupante”, invece, l’aumento dei reati in materia di sostanze stupefacenti, cresciuti del 54%, e lieve incremento (+2%) pure i sequestri di persona. “L’inversione di tendenza che emerge da tali dati – scrive Favara – va registrata con soddisfazione, ma non deve fare indulgere a facili ottimismi o, quel che è peggio, ad abbassamenti della tensione nella lotta alla criminalita’ e nella tutela della sicurezza dei cittadini. Troppe leggi ”Un enorme numero di processi”: cosi’ il Procuratore generale, Francesco Favara, commenta l’entita’ delle cifre dei processi che pendono innanzi alla giustizia italiana, ”una giustizia fatta di troppe leggi”. Il Pg, nella sua relazione di 143 pagine, sottolinea che ”al termine dell’anno di riferimento (che va dal 1 luglio 2001 al 30 giugno 2002) risultano pendenti circa 3,5 milioni di processi civili, dopo che ne erano sopravvenuti oltre un milione e 700 mila e ne erano stati definiti piu’ di un milione e 800 mila”. Per quanto riguarda le cifre dell’arretrato penale il Pg sottolinea che sono pendenti ”oltre 5 milioni e 700 mila processi penali, dopo che ne erano sopravvenuti quasi 6 milioni e ne erano stati definiti pressoche’ altrettanti”. Favara ammette che si tratta di ”una giustizia spesso troppo lenta, che si svolge secondo riti e regole tecniche che sfuggono ala comprensione dei piu’, con esiti spesso imprevisti, che inducono percio’ taluni ad utilizzarla in modo pretestuoso, o con finalita’ dilatorie e percio’ ingiuste”. Non manca il Pg di rilevare anche che la nostra e’ ”una giustizia fatta di troppe leggi”.


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