Mondo

Annan accusa: gli Usa non ci hanno protetto

Intanto sale il bilancio dei morti a Bagdad, si continua a scavare. Forse 25 le vittime, 100 i feriti

di Redazione

All?hotel Canal i militari americani hanno transennato l’area per decine di metri e impediscono l’accesso all’edificio dell’Onu devastato dall’attentato. Da lontano si vedono giganteschi bulldozer farsi largo tra le macerie. Dove era situato l’ufficio del rappresentante speciale di Kofi Annan, Sergio Vieira de Mello, le ruspe si muovono con più cautela. “Potrebbero esserci ancora corpi intrappolati. Tanti nomi mancano ancora all’appello”, dice un funzionario dell’Onu. Ieri, verso mezzogiorno i soldati emergono dalla montagna di calcinacci con un altro cadavere. Difficile fare i calcoli. Ma ieri sera si parlava di oltre 25 morti e forse un centinaio di feriti. “Non ci sono bilanci definitivi. Inutile fare nomi, noi comunque non li faremo perché molte famiglie non sono ancora state avvertite”, spiega la portavoce dell’Onu, Veronique Tavernau. Assieme al dolore esplodono anche le polemiche. La devastazione del quartier generale rilancia il braccio di ferro tra Kofi Annan e l’amministrazione Bush. Il segretario generale dell’Onu, che da Stoccolma prima di tornare a New York cerca prima di tutto di porre fine alle voci diffuse in mattinata a Bagdad, per cui i circa 600 uomini dell?Onu in Iraq dovrebbero evacuare al più presto: solo parte del personale lascerà la capitale. “Nessuna evacuazione. L’Onu non si farà dissuadere o intimidire dalla strage”, afferma deciso. Poi il primo affondo contro la Casa Bianca. “L’Onu è stato in Iraq per 12 anni senza mai essere attaccato”, ricorda, riferendosi quindi a “errori di calcolo” da parte americana circa la mancanza di sicurezza nel Paese. La critica è evidente: durante il periodo della dittatura di Saddam Hussein ai dipendenti dell’Onu in Iraq praticamente non è mai stato torto un capello, ma ora dopo solo quattro mesi dall’invasione americana sono stati vittime del più grave attentato mai lanciato contro una sede dell’organizzazione nel mondo in mezzo secolo. “Speravo che le forze occupanti avrebbero stabilizzato il Paese per dare all’Onu la possibilità di lavorare alla sua ricostruzione. Questo non è successo”, aggiunge Annan, che comunque chiarisce la sua opposizione a inviare caschi blu in Iraq, “almeno per ora”. Immediata la replica del governatore americano ad interim, Paul Bremer. “L’Onu ha voluto gestire in proprio la sicurezza del quartier generale a Bagdad”, dice dalla capitale irachena, mentre fonti anonime al Palazzo di Vetro ammettono che lo stesso de Mello di recente aveva respinto l’offerta americana di aumentare la presenza militare attorno alla palazzina per evitare di essere associato alle truppe di invasione da parte della popolazione locale. Invece nelle ultime settimane si stava erigendo un muro di cemento attorno all?hotel, ma era ancora nelle prime fasi di costruzione. Prova ne è che il camion-bomba l’altro ieri non ha trovato ostacoli sulla strada a due corsie che corre di fronte all’edificio e neppure nel fare irruzione nell?area chiusa del giardino e del parcheggio. Aumenta l’allarme tra gli organismi occidentali in Iraq. Ieri pomeriggio i responsabili delle Croce Rossa e delle numerose organizzazioni umanitarie internazionali (tra cui 5 italiane) erano riunite per cercare di coordinare un qualche tipo di strategia contro il pericolo terrorismo. Un tema ormai ricorrente. Già a metà agosto erano cresciute le voci che gli attacchi contro le truppe americane potessero allargarsi a qualsiasi occidentale nel Paese. E ieri Ahmed Chalabi, il leader dell?Iraqi National Congress che siede nel governo provvisorio nominato dagli americani agli inizi di luglio, ha ricordato che già il 14 agosto aveva avvisato i comandi Usa di avere ricevuto informazioni circa la possibilità di attentati contro le sedi Onu, alcuni grandi hotel a Bagdad e le rappresentanze diplomatiche.


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