Non profit
Anna Puccio: «Con me Cgm sarà ancora più rosa»
Con la presidente Claudia Fiaschi un'altra donna al vertice del consorzio
Il nuovo direttore generale del Gruppo viene da una lunga esperienza nel profit: «Ma il tema del rapporto fra donne e lavoro è sempre stato un mio pallino» «Sono arrivata a Cgm da un’esperienza al 100% aziendale in multinazionali in cui la mentalità era al 100% for profit. Ma non è stata una svolta, semmai un percorso», premette Anna Puccio, dall’inizio di ottobre nuovo direttore generale del gruppo cooperativo Cgm ed ex amministratore delegato di Sony Ericsson Mobile Italia.
Social Job: Quali sono state le tappe?
Anna Puccio: L’avvio è stato decidere di non avere più un incarico a tempo pieno, ma di dividere il mio tempo professionale fra consulenze strategiche e la corporate governance. Una scelta che mi ha consentito di incontrare cose nuove, di vedere realtà che non conoscevo. Da lì, il primo passo è stato avvicinarmi alle tematiche della responsabilità sociale d’impresa che ho portato anche nelle aziende di cui sono consigliere. Il secondo è stato occuparmi seriamente delle donne nel mondo del lavoro, delle opportunità di carriera, della loro presenza in posizioni apicali. Un impegno che con altre colleghe e amiche risale al 2006. Nell’ultimo anno abbiamo costituito l’associazione Pari o dispare, nell’ambito della quale mi occupo della rappresentazione delle donne nei media, del rapporto fra donne e lavoro.
Social Job: E Cgm?
Puccio: Nel frattempo ho incrociato il tema del sociale, ho visto quel che le imprese possono fare appunto gestendo la loro responsabilità sociale. Poi l’incontro con Claudia Fiaschi, che è avvenuto tramite alcuni progetti della rete Cgm cui ho avuto occasione di avvicinarmi. All’inizio avevamo pensato a una collaborazione a partire dal 2011, poi abbiamo deciso di anticipare…
Social Job: È stato determinante che la presidente di Cgm fosse una donna?
Puccio: Devo dire che nelle mie esperienze professionali all’estero, sono sempre stata abituata a lavorare con donne. È stato semmai tornando a lavorare in Italia, dove le donne hanno poco spazio specialmente ai vertici, che mi sono resa conto di questo tema. Ma con Claudia c’è stata una immediata intesa, una vera “chimica”. Del resto ho sempre lavorato bene anche con gli uomini.
Social Job: Avvicinandosi a Cgm cosa l’ha colpita di più, al di là delle dimensioni del gruppo?
Puccio: Il livello macro non è per niente trascurabile. La dimensione di Cgm non è un aspetto secondario né che è possibile dare per scontato. È uno dei fattori sui quali far leva per far convergere su questo mondo l’attenzione della business community. L’altro aspetto che mi ha colpito riguarda le opportunità di riconversione professionale che Cgm può offrire a quanti stanno subendo le conseguenze della crisi. Che non risparmia nessuno e dalla quale nessuna figura professionale è indenne. Credo che il non profit, e in particolare Cgm, sia in grado di dare nuove chance a chi è espulso dal mondo del lavoro.
Social Job: Anche alle donne?
Puccio: Non c’è dubbio. Dà non solo la possibilità di avere un lavoro ma anche di ritagliare la vita professionale secondo le proprie esigenze.
Social Job: Certo porterà nel non profit il suo piglio imprenditoriale…
Puccio: In questo momento sono in una fase d’osservazione e di ascolto. L’impressione è che ci sia spazio per tutti, in particolare in Cgm che è forse molto più imprenditoriale rispetto ad altre realtà del non profit.
Social Job: Lei ha anche scritto un libro sulla laicità.
Puccio: Sì, con Marilisa D’Amico, che è una costituzionalista. Abbiamo esperienze differenti e ciascuna ha dato un contributo specifico. Nel mio ho sottolineato il ruolo della laicità come chiave di lettura della società, come una metodo di tutela della pluralità e delle diversità. Mi pare che il concetto di laicità possa servire a dare una smossa a questo Paese, a promuovere un’Italia aperta, trasparente e meritocratica, in cui i risultati nascono dal talento e dalla fatica.
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