Cinema
Animali selvatici nei circhi? Va in scena l’Ultimo Spettacolo
Il primo docu-film prodotto dalla Lega anti vivisezione ricostruisce dieci anni di battaglie. A partire dalla mobilitazione della Lav di Cagliari

Settanta minuti per raccontare dieci anni di battaglie legali in difesa degli animali costretti a lavorare nei circhi. La loro liberazione, il recupero a Semproniano, un santuario in provincia di Grosseto per la fauna selvatica, le testimonianze di attivisti, volontari, veterinari, etologi e avvocati. La vittoria definitiva in Cassazione con la condanna dei titolari del circo Martin per maltrattamento degli animali.
Tutto in un docu-film firmato da Andrea Morabito, reporter e regista, attivista della Lega anti vivisezione-Lav, che ha diretto la prima produzione cinematografica dell’associazione, che sarà distribuito in tutta Italia.
Un film di denuncia
L’ultimo spettacolo, il titolo della pellicola, è un auspicio: che si arrivi alla messa al bando degli animali negli spettacoli circensi.
Ma come raccontare con piglio documentaristico dieci anni di battaglie legali? Da dove arrivano le immagini che mostrano gli animali stressati, gli spettacoli degradanti come quello di un cavallo con in groppa una tigre che traina un carretto su cui è simil-seduto un orso con tanto di museruola?

Lo abbiamo chiesto al regista Morabito. «Nel film c’è una varietà di immagini molto ampia: ci sono quelle girate dieci anni fa dagli attivisti di Cagliari che hanno documentato i maltrattamenti degli animali al circo Martin attendato in Sardegna e quelle di alcuni circhi di oggi. Ci sono mie immagini di documentazione per le denunce e poi quelle fatte nel santuario a Semproniano che non avevo girato inizialmente per il film. E poi c’è la scrittura e il racconto che raccorda questi dieci anni di battaglia legale».
Per gli animalisti della Lav, infatti, la documentazione è un fattore importante di attivismo. «La ricchezza e la quantità di immagini a disposizione ha permesso di ricostruire tutta la vicenda. La vita degli animali che sono stati liberati e salvati, infatti, è stata documentata dalle telecamere fin dal momento delle denunce», conferma il regista che ha un unico rammarico: l’orso e la tigre erano di proprietà di un’artista circense dell’Est Europa che li ha trasferiti all’estero prima del sequestro del piccolo zoo del circo Martin.
La vicenda racconta di come un gruppo di attivisti della di Lav di Cagliari, attraverso esposti e denunce, porti finalmente nel 2014 al più grande sequestro di animali da un circo in Italia. A cucire la narrazione la testimonianza di Roberto Corona, responsabile Lav in Sardegna. «Una storia che può ben rappresentare quello che un’associazione di volontari può fare. Come una realtà non profit sia capace di mobilitarsi per eliminare una ingiustizia», spiega il regista.
Nelle immagini si ritrovano le varie tappe della battaglia: dall’arrivo della guardia di Finanza al momento in cui si caricano gli oltre venti animali nei camion per portarli in salvo, ma anche i rischi e le minacce ricevute come rivela Roberto Bennati, direttore generale Lav.
Un film “guidiziario”
«Entrano in campo le testimonianze e la ricostruzione dei fatti, la possibilità di affidare parte della narrazione agli stessi protagonisti» continua Morabito che spiega il doppio binario lungo il quale si è mosso: immagini e testimoni. «Documentare visivamente è fondamentale, permette di ricostruire in modo crudo quello che le parole raccontano».
Nel film, infatti, entra anche il leone Madiba, che non era tra quelli liberati dal circo Martin. «Era arrivato a Semproniano in uno stato pietoso, si temeva non sopravvivesse e invece si è ripreso. Le sue immagini erano state girate anni fa per i social, le avevamo negli archivi e la sua interazione con la leonessa Elsa salvata dal circo Martin ha fatto sì che entrassero nel film. Per fortuna gli animali liberati non avevano segni diretti di maltrattamenti sul corpo, ma erano tutti vittime di stereotipie e di comportamenti ossessivi di cui parla il medico veterinario e che abbiamo potuto far vedere in modo che tutti ne abbiano contezza», precisa.
La parte più difficile da rendere cinematograficamente? «Il processo, che ha avuto un primo e un secondo grado. E poi la Cassazione» risponde Morabito. Che spiega: «È un tema difficile da rendere attraente. La fortuna è stata che Cinzia Tirozzi (l’avvocata della Lav) ha avuto una spinta emotiva tale da rendere raccontabili col linguaggio del cinema i passaggi legali, la strategia».
Sì perché vincente nella battaglia intrapresa dieci anni fa è stato aver messo sul piatto le denunce suffragandole però con i pareri scientifici di veterinari ed etologi. Da qui anche la scelta di inserire nel film i commenti di un’etologa come Chiara Grasso che spiega con cognizione di causa perché gli animali selvatici non possono stare nei circhi.
Un film mobilitante
Per il regista il docu-film ha anche un valore sociale e politico «è lo strumento di una battaglia culturale importante perché la nostra speranza come Lav è che quest’anno si arrivi alla storica decisione di attuare la legge-delega “per il superamento dell’uso degli animali in circhi e spettacoli viaggianti”».
L’auspicio di Morabito, è che tra il pubblico che assisterà al film «ci siano persone che mettano in discussione la propria idea sui circhi e comprendano finalmente che non ci può essere divertimento sulla sofferenza di esseri viventi».

L’ultimo spettacolo. Storia di una liberazione
regia di Andrea Morabito
Distribuzione Mescalitofilm
Produzione Lav
Per conoscere le sale cinematografiche in cui viene proiettato:
lav.it/ultimo-spettacolo
Visual locandina
Harry Greb
Nell’immagine in apertura un momento delle riprese del docu-film: in pista l’esibizione di un ippopotamo. Tutte le immagini da Ufficio stampa
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