Un atto di pirateria ecumenica, pesca di frodo in acque anglicane. Il teologo Hans Kung ha contestato con linguaggio corsaro la decisione del Papa di aprire le porte di Roma a uno spezzone della Chiesa anglicana. Ha dipinto il suo ex collega Ratzinger (fu proprio Kung a chiamarlo all’università di Tubinga) come un capitan Morgan dell’ecumenismo, dedito all’assalto delle Chiese sorelle. L’unica cosa che il teologo dissidente non riesce a spiegare è l’atteggiamento non ostile dell’attuale capo della Chiesa d’Inghilterra, Rowan Williams, verso la migrazione di tanti fedeli anglicani verso Roma. Non è un piccolo dettaglio. Ma la chiave per capire tutta la storia. In realtà il Papa non ha tramato contro l’arcivescovo di Canterbury bensì lo ha aiutato a risolvere un problema. La parte “tradizionale” della Comunione anglicana aveva già deciso di rompere con una gerarchia accusata di aver deviato dalla retta dottrina (donne-preti, matrimoni gay, etc). Se ne sarebbero andati comunque. Anche a costo di costituire una propria Chiesa separata dalla Chiesa madre anglicana. Accogliendoli, il Papa ha guadagnato nuovi fedeli a Roma, ma ha anche evitato uno “scisma nello scisma” all’arcivescovo Williams. Che ne parlerà, con il Papa, il 16 novembre, in Vaticano.
Anche sulla questione dei preti sposati Kung resta impigliato nel suo progressismo ideologico d’altri tempi. Lamenta il fatto che il Papa mantiene l’obbligo del celibato per i preti cattolici “latini”. Ma non vede la novità (che dovrebbe essere molto di sinistra, secondo i suoi schemi) per cui i pastori anglicani sposati potranno diventare a pieno titolo sacerdoti cattolici, senza rinunciare a mogli e figli. Finora l’unica deroga importante alla norma del celibato era stata concessa ai cattolici di rito orientale. È la prima volta che la stessa eccezione, in modo organico, strutturale, viene ammessa per un gruppo di preti del ramo occidentale del cristianesimo.
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