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«Angela lascia che siano i governi eletti a governare»
A dirlo è Sahra Wagenknecht, vice-presidente del Partito della Sinistra tedesco, Die Linke che con un duro intervento alla Bundestag (del marzo scorso) con cui aveva attaccato frontalmente la politica di Merkel e Schauble, sia sul tema greco, ma anche su Ucraina e TTIP. Tutto il suo discorso oggi è ancora più attuale
«In tempi migliori la politica estera tedesca aveva due priorità. L'integrazione europea e una politica di buon vicinato nei confronti della Russia. Dovrebbe dare da pensare che il nazionalismo e i conflitti in Europa, quasi dieci anni dopo la nomina a Cancelliere di Angela Merkel, di nuovo prosperano come mai negli ultimi tempi e nei rapporti con la Russia la distensione ha lasciato il posto ad una nuova guerra fredda». Così, in modo duro e frontale, inzia l’intervento al Bundestag di Sahra Wagenknecht, vice-presidente del Partito della Sinistra tedesco, Die Linke.
Il nodo Ucraina e il rapporto con gli Usa
Di recente il direttore dell'influente think tank Stratfor ha illustrato in una conferenza stampa con grande chiarezza quali siano gli interessi specifici degli Stati Uniti in Europa: l'interesse principale degli Usa è quello di evitare un alleanza tra Germania e Russia, perché: “insieme sono l'unica potenza che può minacciare gli Stati Uniti”. Questa presunta minaccia degli interessi statunitensi è stata eliminata con successo per il prossimo futuro. Ha iniziato l’Unione europea, che ha cercato, nell'ambito del partnerariato orientale, di spezzare la cooperazione economica e politica tra i paesi interessati e la Russia. Naturalmente tutto ciò era diretto contro la Russia; non era nell'interesse dei paesi coinvolti. Non la Russia, ma Mekel ha imposto l'aut aut. Come risultato l'Ucraina ha perso gran parte della sua industria. Oggi il paese è un paese in bancarotta in cui la gente muore di fame e di freddo e i salari sono inferiori a quelli del Ghana. Ma lo scontro con la Russia ha distrutto non solo l'Ucraina. Danneggia tutta l'Europa. È un segreto di Pulcinella che gli Stati Uniti alimentano il conflitto con la Russia anche per motivi economici. Quando il governo degli Stati Uniti parla di diritti umani, di solito si tratta di diritti di perforazione o di diritti minerari. Proprio in Ucraina ci sono grandi giacimenti di gas di scisto, c'è da scavare proprio tanto! Se ora nell'unione si parla di nuovi oleodotti e crescente indipendenza dal gas russo allora si dovrebbe dire alla gente onestamente che cosa ciò significa: crescente dipendenza dal molto più costoso ed ecologicamente devastante gas da scisti americano. Non credo che sia una prospettiva responsabile. La lista degli ex leader tedeschi che hanno criticato la politica Merkel nei confronti della Russia è lunga. Ci sono i suoi predecessori Gerhard Schroder, Helmut Khol, Helmut Schmidt, e anche Hans-Dietrich Genscher. Forse ciò ha infatti contribuito a modificare la sua posizione. In ogni caso è giusto aver preso l'inziativa di nuovi negoziati insieme con il presidente francese Hollande. Minsk II ha portato la regione interessata ad un numero considerevolmente minore di vittime rispetto alle settimane e ai mesi precedenti e si è aperto uno spiraglio per una soluzione pacifica. Naturalmente, questo è un risultato importante. Angela Merkel e Hollande meritano questo riconoscimento. Ma chi vuole pace e sicurezza in Europa, deve andare avanti con coerenza e con la schiena dritta sulla strada di Minsk II. C'è però ovviamente un problema, coerenza e schiena dritta non sono le caratteristiche salienti di Angela Merkel. Secondo l'Ocse entrambe le parti hanno ripetutamente violato il cessate il fuoco. Merkel ha appena chiesto ancora una volta di revocare le sanzioni contro la Russia se Minsk II sarà attuato. Naturalmente è inaccettabile che tra le fila degli insorti ancora si spara. Ma che le truppe ucraine o i battaglioni nazisti al loro fianco continuino a sparare, è altrettanto inaccettabile. Su questo non abbiamo sentito nessuna parola di critica di Merkel. Perché non ha espresso una parola di critica, se il governo ucraino vuole spendere quattro volte di più per comprare nuove armi nonostante la minaccia di bancarotta del paese quest’anno? Ciò dimostra esattamente che la via verso la pace non ha nel governo ucraino sostenitori particolarmente impegnati. Allo stesso modo il dispiegamento di consiglieri militari e la vendita di armi da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna, può essere interpretato come un attentato piuttosto che un sostegno al processo di pace. Ma adesso Merkel vuole imporre sanzioni anche contro Stati Uniti e Regno Unito? Penso che sarebbe meglio ammettere che tutta questa politica è stata un grande errore, con cui l'Europa si è data la zappa sui piedi. È per questo che le sanzioni non dovrebbero essere estese. Non abbiamo bisogno di nessun caro armato supplementare. E non abbiamo bisogno di una Forza di intervento NATO di 3mila uomini in Europa orientale che non protegge nessuno ma mette a rischio ancora di più la pace. Helmut Schmidt aveva ragione quando avvertiva nel 2007 che il pericolo per la pace nel mondo proviene ormai molto meno dalla Russia che dall'America, e che la NATO è solo uno strumento dell'egemonia statunitense. Se questo è vero, non c'è che un'unica conclusione ragionevole: l'Europa deve finalmente fare una politica autonoma e indipendente dagli Stati Uniti.
Le radici dell’Unione europea, la finanza e il TTIP
Juncker ha ora suggerito che abbiamo bisogno di un esercito europeo, al fine di dimostrare che prendiamo sul serio la difesa dei valori europei contro la Russia. Credo che questo dimostri soprattutto una cosa: quanto l'Europa si sia allontanata da quello che un tempo era voluto dai padri fondatori dell'Unione europea. All'epoca si parlava di pace, democrazia e solidarietà. Mai pià odio tra i popoli e nazionalismo avrebbero dovuto dividere i paesi europei. Ma veramente per difendere questi valori c'è bisogno di battaglioni armati? Se vuole difendere la democrazia Merkel può impegnarsi a garantire che i paesi europei siano finalmente governati dai loro governi eletti e non dai mercati finanziari, dall'ex banchiere di affari Mario Draghi e, per favore, neanche dalla stessa Merkel. Se volete la democrazia fermate i cosiddetti accordi di libero scambio, fermate il TTIP, le cui conseguenze ridurranno le elezioni democratiche a una mera farsa. Sarebbe una difesa dei valori europei. Sarebbe una difesa della democrazia, finalmente abbandonare questi negoziati segreti su TTIP e accordi simili.
Le riforme strutturali e la Grecia
Se Merkel desidera un'Europa unita smetta di umiliare gli altri Paesi e di imporre programmi che tolgono ogni prospettiva alle generazioni future. Smetta di imporre all'Europa le cosiddette riforme strutturali, che finiscono per accrescere soltanto le diseguaglianze e le fasce a basso salario. In Germania oggi, come risultato di questa politica, tre milioni di persone, pur lavorando, sono così povere che non si scaldano a sufficienza, non mangiano a sufficienza e di certo non possono andare in vacanza. Invece di dichiarare questa politica un successo da esportare, è giunto il momento, proprio nell'interesse dell'Europa, di correggerla finalmente qui in Germania; perché non da ultimo è il dumping dei salari tedeschi, a soffocare gli altri paesi dell'Unione monetaria. Il ministro delle finanze Schauble ha recentemente presentato il governo greco con il commento : “Beh, governare è sempre un appuntamento con la realtà”. C'è da dire soltanto: sarebbe bello. Sarebbe bello se il governo tedesco avesse finalmente il suo appuntamento con la realtà. Perché la realtà è, in ogni caso, che non è stato Syriza, ma i partiti greci imparentati con CDU, CSU e SPD, che hanno accumulato nel corso dei decenni un enorme debito per riempirsi le tasche a arricchire le classi privilegiate. La realtà è anche che la Grecia era perdutamente indebitata già nel 2010 e con un'appropriazione indebita irresponsabile dei soldi dei contribuenti tedeschi furono rimborsati alle banche i debiti dei greci. Non eravamo d'accordo. Abbiamo poi chiesto un taglio del debito. Se si dà un prestito a qualcuno che è eccessivamente indebitato, non si rivedrà il proprio denaro probabilmente. Ma la responsabilità è di Mekel e Schauble, non del nuovo governo greco, che è in carica da meno di due mesi. La realtà è che sotto il protettorato della da voi molto apprezzata Troika, sulle cui attività criminali c'è l'eccellente documentario di Harald Schumann, il debito greco è ulteriormente aumentato e i miliardi greci sono diventati ancora più ricchi. Posso solo dire: sogni d'oro! Se Merkel desidera ottenere indietro i nostri soldi, vada a chiederli a chi li ha intascati. E non erano pensionati greci e infermieri greci, ma le banche internazionali e le classi greche privilegiate. Adesso Merkel può aiutare il governo greco a recuperare i soldi. Su tutto il dibattito e sulle possibili riparazioni voglio solo dire: non importa come si valutano queste affermazioni giuridicamente, il minimo che ci si possa aspettare da rappresentati dello Stato tedesco è un po’ di sensibilità nell'affrontare questo problema. Devo dire che vedervi ridere è davvero triste. In considerazione di ciò, dal momento che gli occupanti tedeschi imperversarono in Grecia e che un milione di greci persero la vita in quel capitolo buio della storia tedesca, trovo le dichiarazioni di Schauble e quelle di Kauder, insolenti e irrispettose. E me ne vergogno.
L’approccio storico
Per ricordare che l'approccio storico può essere differente vorrei citare la fine del discorso di Richard von Weizsacker, in occasione del 40esimo anniversario della liberazione. Si riferiva quella volta soprattutto alla Russia e all’Europa orientale, ma vale naturalmente anche per la Grecia: «Se pensiamo a ciò che i nostri vicini orientali hanno sofferto durante la guerra, capiremo meglio che l'equilibrio, la distensione e la coesistenza pacifica rimangono compiti centrali della politica estera tedesca con questi paesi. Che entrambe le parti lo ricordino e si rispettino reciprocamente. Si, solo se ci ricordiamo e ci rispettiamo reciprocamente, solo allora potremo trovare la via del ritorno a una politica di buon vicinato, sia all'interno dell'UE che con la Russia».
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