Welfare

Angela, la sua nascita porta la luce in carcere

Una storia gioiosa tra le mura carcerarie: la nascita di una bambina.

di Ornella Favero

Per una volta, raccontiamo una storia di gioia, o almeno di ?mezza gioia?, perché il luogo in cui si svolge è pur sempre un carcere: la nascita di una bambina. E diamo voce non a detenuti e detenute, ma a una suora, una di quelle suore che passa buona parte della sua vita in galera.

Ornella Favero (ornif@iol.it)

Arriva al carcere femminile di Venezia dall?istituto circondariale di Rovereto. Aspetta un bimbo ed è quasi all?ottavo mese di gravidanza. È una giovane donna minuta, tranquilla, pensosa. Dopo qualche giorno, mi accorgo che è occupata a conoscersi. Si pone mille interrogativi ed esprime in molti modi il desiderio di vivere in pienezza quest?attesa. A volte la sua allegria è velata d?ansia: davvero sto per avere un figlio? Sarò capace di farlo fin nel più piccolo lobo del cervello? Le mie apprensioni d?oggi lo segneranno per sempre? Pur in questo luogo di chiusura e di sofferenza, da lei emerge una gioia segreta che la illumina dentro! Prepara la culla e il corredino. L?aiutano le sue amiche, le agenti, le suore, e anch?io rimango affascinata da quest?attesa che si fa vicina. È la creazione che continua! Quando osservo questa mamma, mi accorgo che il quotidiano svela l?inspiegabile. Le ricchezze di questi giorni sonnecchiano in un volto che s?interroga, nei gesti di una donna che accarezza un corredo tutto rosa, in un ventre che è custode e tabernacolo di vita. Si sente e si vede che esiste una potenza vitale che fa nascere e rinascere senza sosta, la forza di vivere, di ricominciare, senza rancore e amarezza. Corinne partorisce. È il primo parto, con il suo fardello d?incertezze e paure. Nasce Angela, bella come la mamma. Corinne torna nella sua stanza del carcere il quinto giorno della sua vita ed è accompagnata da un gran bagaglio di solitudine. In punta di piedi, tutte le donne recluse vanno, vengono, le portano piccoli doni. È un altro presepe: è vivente. È un?altra epifania: Angela è la luce. I magi, i pastori, sono le donne che ricordano i figli avuti e le maternità negate dalla carcerazione. Corinne è cristiana-ortodossa e, come vuole la sua tradizione, il quattordicesimo giorno di vita di Angela avviene il rito della purificazione della bambina. In quella stanza si compie una celebrazione modesta e prodigiosa. Si accendono i ceri, si prepara la tinozza con un poco d?acqua benedetta. L?amica della mamma, Susanna, compie il ?primo bagnetto?. C?è tanta commozione e quando la bambina è rivestita a festa, la mamma la solleva verso il cielo e recita in lingua greca il Padre Nostro. Tutte ascoltiamo attonite e silenziose. Dare la vita è un regalo: Corinne la offre a Dio perché è convinta del suo valore. È lei che dice: «Ogni giorno si mette nuovamente al mondo il proprio figlio». Un mese fa Corinne ha lasciato il carcere con Angela. Mi ha salutato dicendomi: «Me ne vado con la mia principessa. La mia vita è cambiata».

suor Gabriella – carcere femminile della Giudecca


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