Non profit
Andrea Olivero: «Una buona bozza. Che dà tante chance al non profit»
«L'aspetto più interessante è quello dell'allargamento. Non c'è più la preoccupazione di andare a limitare». Il portavoce del Forum analizza il testo del ministro Alfano
di Redazione

La riforma del Libro Primo del Codice civile ha tenuto banco al Meeting di Rimini. Una riforma destinata a dare finalmente piena cittadinanza giuridica ad associazioni, fondazioni e altre istituzioni di carattere privato senza scopo di lucro. Ma cosa prevede il testo del ministro Alfano? Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce del Forum, lo ha analizzato con cura e lo giudica un «buon testo. Anche migliore di quello uscito dalla commissione Pinza». Spiega Olivero: «L’approccio secondo me è positivo. Sia dalla lettura del testo sia dai colloqui con il ministro mi è parso di cogliere che la volontà sia quella di un allargamento e di un chiarimento di quei processi che fino ad oggi avevano messo in difficoltà le organizzazioni del terzo settore. Ma mi pare che l’aspetto più interessante sia proprio quello dell’allargamento. La volontà non è più quella di andare – come nelle precedenti ipotesi – a limitare e ridurre». Allargando non c’è il rischio di snaturare? «È chiaro che nell’allargare bisogna essere saggi e prudenti. Perché non dobbiamo stravolgere quello che è il terzo settore; la sua natura partecipativa è fondamentale. Però è importante che si vada nella direzione di dare delle chance in più».
Quali saranno le novità più importanti per le realtà associative? «Il fatto che da un lato si aprono delle possibilità, mentre dall’altro si normano degli aspetti importanti. Ad esempio le responsabilità verso terzi, il tema della fallibilità, la responsabilità degli amministratori. Tutti questi temi è giusto che vengano una volta affrontati perché diversamente alla fine impediscono una crescita armonica».
Una svolta di questo tipo rischia di rendere inutile una legge come quella sull’impresa sociale così faticosamente partorita? Spiega Olivero: «Bisognerà valutare bene quali attività siano di pertinenza delle organizzazioni di tipo associativo e quali invece è opportuno che vengano inquadrate come impresa sociale. Questo anche per non svuotare quella forma giuridica che abbiamo costruito. Comunque è importante difendere una differenza tra una forma giuridica associativa volta alla partecipazione e quella che è una società d’impresa vera e propria. Non sarebbe utile sovrapporre le cose». Una sfida per tutti, quindi… «Certamente. Questo processo è più rilevante perché tocca il nodo del rapporto terzo settore e impresa, che è una delle grandi questioni di questi anni. Riguarda tutto il terzo settore. Non c’è nessun soggetto del terzo settore che sia fuori».
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