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Ancora attacchi contro cristiani

Nuove violenze dopo la sentenza sul nome di Allah

di Gabriella Meroni

Ancora bombe molotov contro chiese e istituzioni cristiane in Malesia, dopo gli scontri dei giorni scorsi. Questa volta sono finite nel mirino dei gruppi islamisti una chiesa anglicana e una scuola cattolica a Taiping, la chiesa cattolica del Buon Pastore di Miri, nello stato di Sarawak nel Borneo (tutte e tre colpite da molotov), e una chiesa Battista nello stato meridionale della Malacca, fatta oggetto di atti vandalici. La maggior parte dei cristiani malesi, che costituiscono il 9% della popolazione, vive nel Sarawak. La tensione quindi non si placa dopo che la scorsa settimana una sentenza dell’Alta Corte di Kuala Lumpur ha permesso anche ai non-islamici di utilizzare la parola Allah per riferirsi a Dio.

«La situazione è sotto controllo, non cè motivo di preoccuparsi», ha rassicurato il ministro dell’Interno Hishammuddin Hussein. Secondo alcuni osservatori, gli islamisti temono che in seguito alla sentenza i cristiani useranno la parola Allah per spingere i musulmani ad aderire al cristianesimo. Il governo, da parte sua, ha fatto appello contro la sentenza, diversamente da altri stati islamici come Indonesia, Egitto e Siria dove i cristiani possono liberamente utilizzare la parola Allah per riferirsi a Dio. Il segretario generale del Concilio delle Chiese di Malesia, reverendo Hermen Shastri, ha dichiarato che «i cristiani non si faranno intimidire dagli attacchi». «Saremo uniti nel respingere il terrore portato avanti dai gruppi estremisti», ha concluso Shastri.

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