Welfare

Anche questa è una startup

di Flaviano Zandonai

A questo punto visto che un pò tutti fanno a gara per salire sul carro delle startup, le nuove imprese innovative, allora si può avanzare anche questa candidatura presso una qualche task force ministeriale o piattaforma di fondi e acceleratori d’impresa. Peraltro si tratta di un’ottima esemplificazione di startup sociale per cui si toglierebbe d’imbarazzo chi si arrovella su definizione e peculiarità di questa declinazione dell’enterprise creation. Per la cronaca trattasi di un’iniziativa imprenditoriale di rigenerazione di un asset comunitario. Precisamente di un ex casa cantoniera (si intravede ancora la scritta e soprattutto si nota l’inconfondibile colore) che diventerà una struttura di turismo sociale. Non si tratta di un’attività isolata, anzi. Esistono decine (forse centinaia) di imprese simili in tutta Italia (ed anche all’estero). E a modo suo lo ha capito anche il governo in carica: uno dei suoi (fin qui pochi) atti per la crescita è l’incentivo alla costituzione di cooperative sociali costituite da under 35 per la gestione di beni confiscati alle organizzazioni mafiose. Altro caso di rigenerazione di bene immobile comunitario. Allargando l’orizzonte si potrebbe delineare una vera e propria politica nazionale per gli asset comunitari. Non servirebbero molti sforzi, anche perché il campo dei portatori di interesse di questa politica è già ben delineato. Sul fronte dell’offerta si moltiplicano le iniziative per mappare beni abbandonati, sottoutilizzati, in cerca di nuove destinazioni d’uso. La domanda di questi beni è cresciuta e si è qualificata in termini di competenze, soprattutto nel campo dell’imprenditoria sociale. E pure gli intermediari si stanno via via strutturando: agenzie che accompagnano i processi di riuso e fondi specializzati. Per quest’ultimi una sfida vera. Non si tratta di allevare startup tecnologiche in batteria con prodotti finanziari standard. Nel caso degli asset comunitari i modelli di business sono più complessi. Ma se si tratta di capitali pazienti e socialmente orientati per davvero non dovrebbero sottrarsi al compito. Dunque anche questa casa cantoniera è una startup. Una modalità per fare impresa sostenibile in termini economici, in grado di creare occupazione e di ri-generare grazie al recupero del bene immobile processi di sviluppo e coesione sociale in territori spesso svantaggiati da tutti questi punti di vista. Ultimo appello per il movimento cooperativo: se l’enfasi sul carattare comunitario di queste imprese non è solo uno slogan buono per l’anno internazionale della cooperazione, ma è parte integrante del proprio “piano industriale”, allora quello delle startup sugli asset comunitari può diventare un bel banco di prova.

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