Cultura

Anche nell’Islam c’è la società civile

Lo sostiene il principe di Giordania el-Hassan bin Talal

di Emanuela Citterio

Il volumetto intitolato “Essere musulmano”, appena pubblicato dalla Bompiani contiene un’intervista del giornalista Alain Elkann al principe di Giordania el-Hassan bin Talal, fratello minore di re Hussein. Alla fine del libretto si trova una postfazione ad opera dello stesso principe intitolata “Islam e società civile”. Il principe non solo sostiene che, contrariamente alle apparenze, la società civile esiste anche nel mondo musulmano, ma che essa rappresenta la via necessaria per l’affermazione della democrazia politica. Un numero sempre più grandi di studiosi dell’Islam – fa sapere el Hassan bin Talal – ritiene che nel mondo musulmano siano presenti sia l’organizzazione, sia le norme di comportamento tipiche della società civile, con buone speranze per la nascita di governi più rappresentativi. Il principe fa notare anche che l’immagine dell’Islam presentata dai mass media occidentali non corrisponde alla realtà. “La percezione del mondo islamico è distorta – afferma -, al punto da rendere questa realtà irriconoscibile. Il disprezzo generale che i media occidentali spesso dimostrano nei confronti dell’islam peggiora la situazione. Le espressioni di estremismo religioso che vengono condannate dalle coscienze occidentali, non sono universalmente accettate nel mondo musulmano come modelli di fede. I modelli alternativi della leadership islamica, che perseguono la strada della tolleranza, del pluralismo e della moderazione, in Occidente non vengono ancora diffusi”. El Hassan bin Talal non è un musulmano qualsiasi. Oltre ad appartenere alla casa reale di Giordania, ha studiato all’università di Oxford, è stato consigliere politico di re Hussein, ed è un protagonista del dialogo fra le religioni. Dirige l’Accademia reale di ricerca sulla civiltà islamica di Ammam con la quale ha organizzato una serie di incontri islamo-cristiani insieme al Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. E rappresenta quel mondo culturale islamico che respinge le correnti integraliste in nome del dialogo e della democrazia politica.


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