Sostenibilità

Anche la scienza trova rifugio nelle Oasi

di Redazione

La ricerca è lo strumento fondamentale per gestire
un’area protetta. E per affrontare i cambiamenti, a cominciare
da quelli climatici. Il presidente di WWF Oasi ci racconta comedi Antonio Canu
Riconoscere fragili farfalle notturne che migrano quali indicatori del clima che cambia. Verificare se rane, rospi e tritoni frequentano pozze, fontanili e stagni già censiti l’anno precedente. Osservare la chioma degli alberi e prendere alcune misure del tronco, per stabilire lo stato di salute delle piante. Misurare la capacità di assorbimento di anidride carbonica dei boschi di alcune nostre Oasi: o meglio, stabilire i valori di quello che è stato battezzato “respiro del bosco”. Monitorare la popolazione di cervo sardo a Monte Arcosu o quella di caprioli a Vanzago. Studiare la migrazione degli uccelli tramite il censimento invernale o inanellando gli esemplari quando è stagione. Tenere sotto osservazione i nidi di rapaci e studiare il comportamento della coppia in riproduzione. Seguire i branchi di pesce in movimento e scoprire che non sono muti. Passare in rassegna ore e ore di riprese fatte all’interno delle cassette nido. Ritornare nei luoghi, come le dune, e ritrovare la pianta rara e sperare ancora per il suo futuro.

Primo: conoscere
Ecco alcuni esempi di quello che viene svolto nelle Oasi del WWF: è la ricerca scientifica che sta alla base di una corretta gestione di un’area protetta. Ma non è solo questo. È il necessario contributo alla ricerca scientifica applicata alla conservazione. Perché se non si conosce, non si può agire, soprattutto in un campo così complesso qual è quello della conservazione della biodiversità. Da quando esistono le Oasi abbiamo accolto centinaia e centinaia di ricercatori italiani e stranieri, studenti, tesisti, principianti e anche tanti dilettanti, quelli che studiano la natura per passione e spesso hanno una competenza pari agli studiosi di professione.
Tra questi, i nostri operatori, sempre vigili, appassionati, competenti. Le Oasi come aula e laboratorio, come luogo di scienza. Del resto la missione di un’area protetta è quella di mantenere inalterate le caratteristiche naturali e quando necessario, ristabilire la naturalità perduta o compromessa. Cioè le condizioni migliori per studiare, approfondire, sperimentare, verificare nel vasto campo delle scienze naturali e non solo. Qui, e non altrove, ci sono quella tranquillità e anche quell’atmosfera giusta per dedicarsi alla ricerca senza essere disturbati o intralciati, spesso incompresi. Una delle esperienze più belle e coinvolgenti è quella di scoprire qualcosa di nuovo. È come sentirsi parte del grande viaggio dentro al Pianeta. Tanto per stare a storie recenti, nelle nostre oasi sono state scoperte una nuova cavalletta – nelle Saline di Trapani -, alcune microfarfalle – a Monte Arcosu – e la testuggine palustre siciliana (Emys trinacris). Sono solo alcuni esempi più o meno recenti.
Nei prossimi anni le Oasi apriranno sempre più alla ricerca. C’è infatti da studiare e sperimentare sempre di più e meglio per far fronte ai cambiamenti globali in atto, a cominciare da quelli climatici. Apriremo le porte a ricercatori e studiosi, studenti e appassionati, e saremo anche noi protagonisti in prima persona per arricchire le conoscenze e dare materiale utile a chi avrà il compito e anche il dovere di fare scelte non più tardive ma urgenti ed efficaci per conservare la biodiversità.
www.wwf.it/oasi

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