Non profit

Anche l’arte merita filantropia

Fondazioni/2. Franca Coin, mecenate a Venezia / «Più che restaurare c’è da far vivere un patrimonio». Così, da un’idea di Cacciari, è nata un’associazione. Che in dieci anni...

di Sara De Carli

Non chiamatela dogaressa. D?accordo, ha sposato un ricco veneziano, Piergiorgio Coin. Per lui ha lasciato il suo lavoro di top manager della comunicazione, da Vogue alla Campbell?s Soup (quella di Andy Warhol). E a un certo punto si è messa a fare la mecenate, con The Venice International Foundation, un?associazione che collabora con i Musei Civici di Venezia. Però Franca Coin di sé dice: «Non mi sono mai lasciata avvolgere da una vita da dogaressa. Se devo paragonarmi a qualcuno, mi viene in mente Bill Gates. In piccolo, ovvio. Voglio solo dire che capisco la sua scelta. E vorrei che lui si innamorasse dell?Italia, oltre che dell?Africa: ne abbiamo bisogno». Nello specifico ne avrebbe bisogno il mosaico della Cupola della creazione, in San Marco: «Una gigantesca strip, ma fatta all?inizio del 1200. Straordinaria: il mosaico riesce a dare l?idea delle ali trasparenti degli angeli». Sono 500mila gli euro previsti per il restauro, e mille quelli fissati come ?liberalità minima? per partecipare al concerto della Symphonica Toscanini del 30 giugno: direzione di Lorin Maazel. Vita: Come è nata la Venice Foundation? Franca Coin: È stata un?idea di Cacciari, 10 anni fa. Una proposta nuova per quel tempo: un gruppo di privati che affiancano i Musei Civici per vivacizzarli. Io ho portato le mie esperienze precedenti, a cominciare da una rete di amici. Vita: Le sue competenze hanno dato un?impronta specifica all?associazione? Coin: In due parole, curiosità e eccellenza. La curiosità serve a capire le cose, che è l?unico modo per comunicarle. E consente di individuare i bisogni. Noi non restauriamo opere; le opere bisogna soprattutto farle vivere. Per questo non amo la parola sponsorizzazioni: preferisco ?adozioni di opere?. E poi eccellenza: il museo è il luogo della cultura per antonomasia, non può fare proposte banali. Però può fare cose con più livelli di lettura. Vita: Bill Gates sottolinea molto l?efficienza? Coin: Sta alla base del nostro lavoro. Vuol dire due cose: non disperdere denaro e seguire i progetti sino alla fine. Vita: Qual è la prossima frontiera della filantropia? Coin: Il profit che investe nel non profit. Il privato che collabora col pubblico non basta più. Né basta la semplificazione tra un privato che guarda solo al profitto, il non profit e un privato illuminato che coniuga profitto ed etica. C?è un?altra possibilità: che un?attività profit stabilisca una quota del suo profitto da investire nel non profit, come dovere di ogni cittadino. Si può fare. Lo ha fatto Paul Newman con la sua azienda, lo stiamo facendo noi. La Venice ha una parte commerciale che si occupa di merchandising e licencing: un guadagno che è totalmente reinvestito nei progetti. Vita: Qual è il bilancio dei primi dieci anni ? Coin: Contiamo 150 soci e abbiamo raccolto 2,5 milioni euro. E spesi altrettanti – tutti in progetti – perché le spese di gestione sono minime. Vita: La scelta di occuparsi di arte non è elitaria? Coin: Sembra che filantropia debba avere per forza a che fare con l?umanitario, ma anche con l?arte si arriva all?uomo, alla vita. Certo l?umanitario ha più impatto. Anche se ormai tanta gente è disposta a spendersi per quel patrimonio comune che è la cultura. Vita: Qual è la sua definizione di filantropia? Coin: Che è plurale. Siamo abituati a legare filantropia e ricchezza: se sei ricco puoi essere un filantropo, altrimenti no. Non è vero. Puoi dare il tuo tempo e le tue competenze professionali. La Venice Foundation usa molto questa logica del ?baratto?: si è creata una bella rete di persone. Il senso della filantropia è questo: il connecting people, il creare comunità.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA