Famiglia

Anche in Italia le case per i malati terminali.

Don Gnocchi

di Redazione

Morire con dignità. Dopo anni di ritardo rispetto ad altri paesi europei, anche in Italia si fa largo una nuova cultura medica per la malattia terminale. Oltre all’assistenza domiciliare praticata da un numero crescente di associazioni di volontariato e organismi non-profit, nascono i primi “hospice”, luoghi in cui il malato riceve un’assistenza adeguata che né in ospedale né a casa avrebbe potuto ottenere. Su questo fronte è impegnata anche la Fondazione don Gnocchi, storica istituzione già specializzata nella riabilitazione e nell’assistenza dei lungodegenti. Con il supporto dell’Associazione di volontariato “Amici dell’Hospice” che ha contribuito con sostegni finanziari, la Fondazione ha ottenuto in comodato alcuni locali dai Frati Minori di Monza. Qui 18 posti letto saranno a disposizione dei malati di tumore e dei loro familiari per la cui presenza gli “hospices” sono concepiti. In Italia, ogni anno, il cancro uccide 150mila persone e la malattia fa registrare 270mila nuovi casi. Nella provincia di Milano si registrano 325 decessi ogni 100mila abitanti, contro i 272 della media italiana. Nel novembre dello scorso anno il Consiglio dei ministri ha approvato un atto di indirizzo che fissa i requisiti strutturali e tecnologici. Oltre 300 i miliardi stanziati fino a tutto il 2000. La Sanità conta di realizzarne almeno 60 con un media di 12 posti.


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