Non profit
Anche il fotovoltaicoha bisogno di eco-efficienza
Parla Arturo Lorenzoni, docente a Padova e in Bocconi
di Redazione

«Il fotovoltaico? Una fonte alternativa con potenzialità formidabili ma che non darà risposte significative al nostro fabbisogno energetico nel futuro prossimo. Almeno non prima di 30, 40 anni». Arturo Lorenzoni insegna Economia dell’energia all’università di Padova ed è direttore di ricerca allo Iefe dell’università Bocconi di Milano. Un sostenitore del solare fin dalla prima ora, che però non si fa illusioni sul suo sviluppo e diffusione a breve termine.
Vita: Brutta annata per il sole in Borsa. Dopo l’euforia del 2007, nel primo semestre del 2008, malgrado il super greggio, i titoli delle imprese specializzate nel fotovoltaico scendono in picchiata. Il mercato spegne il sogno di un futuro senza CO2?
Arturo Lorenzoni: È un calo fisiologico. Lo scorso anno la domanda è stata superiore all’offerta spingendo le aziende quotate a performance superlative. Oggi il comparto si sta assestando, anche perché concorrenza e competitività stanno facendo una logica, e per certi versi persino auspicabile, selezione naturale. Non ci sono ragioni per preoccuparsi. La crescita dell’energia fotovoltaica richiede tempi lunghi.
Vita: Il crollo azionario arriva in un momento di ridiscussione dei sussidi in Germania, Spagna, Stati Uniti. Senza la mano pubblica scende la notte sul solare?
Lorenzoni: Il contributo dei governo è stato ed è fondamentale per stimolare la ricerca e la sensibilità dei cittadini. Ma il vero motore è l’insostenibilità del petrolio e dei suoi derivati. Le fonti rinnovabili, incluso il fotovoltaico, incominciano a giocarsela alla pari con gli idrocarburi. Se il greggio dovesse salire a 300 dollari, poi, non ci sarebbe più partita. I sussidi servono appunto ad accompagnare questa transizione, che va governata senza pericolosi scossoni di sistema.
Vita: L’eolico però sembra reggere meglio all’urto dei cambiamenti.
Lorenzoni: La ricerca è partita prima con l’energia del vento. E poi si tratta di tecnologie più semplici rispetto al fotovoltaico. Quest’ultimo comunque ha fatto passi da gigante. Negli Stati Uniti alcune aziende californiane, come la Nano Solar, stanno conseguendo risultati sorprendenti nell’applicazioni delle nanotecnologie. Come ad esempio negli spessori delle celle, sempre più piccoli, oggi pari a 150 micron. Il che significa che con lo stesso risultato energetico si utilizza la metà del silicio. Anche il solare ha bisogno di ecofficienza nei suoi processi.
Vita: In Italia invece si sta a guardare. Mancano i produttori?
Lorenzoni: Forse era vero qualche anno fa. Oggi iniziano spuntare aziende valide e competitive. Si pensi a Kerself, ormai un player consolidato, o alle filiere del fotovoltaico che si stanno creando in diverse zone del paese, come in Veneto e in Piemonte. Un indotto che va dalla lavorazione del silicio fino ai pannelli solari e alla loro installazione.
Vita: l premio Nobel Carlo Rubbia sostiene che la risposta al problema energetico arriverà dal solare di prossima generazione. È d’accordo?
Lorenzoni: Le frecce disponibili sono tante. Rubbia si ferisce al solare termodinamico, ossia alla conversione dell’energia solare attraverso un ciclo termico. Una tecnologia interessante, ma non l’unica. Solo con un mix di fonti alternative saremo in grado staccare la spina dal petrolio. Ma l’arma fondamentale sarà il risparmio energetico. Senza un taglio secco dei consumi non si va da nessuna parte.
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