Sostenibilità

Anche i supermercati dovranno adeguarsi

la parola al Movimento Consumatori

di Redazione

«I passaggi fra i vari livelli della filiera distributiva fanno lievitare il costo degli alimenti di tre o quattro volte rispetto al prezzo iniziale di vendita da parte del produttore. Se nei farmer market i contadini vendessero i loro ortaggi anche al doppio del prezzo che oggi riescono a spuntare dalla grande distribuzione, per i consumatori sarebbe comunque un successo». Parola di Beppe Riccardi, responsabile del settore Alimentare del Movimento Consumatori.
Consumers’ Magazine: La vendita diretta era consentita già dal 2001. Che cosa cambia per i consumatori?Beppe Riccardi: Prima il consumatore doveva andare fuori città, in cascina. Un’operazione che aveva dei costi sia economici che di tempo in più richiesto. Per compensare questi costi, inoltre, acquistava più di quanto gli serviva nell’immediato. Ora invece, con il mercato agricolo sotto casa, potrà comprare quando e quanto vuole. E troverà anche i prodotti trasformati.CM: Per le tasche dei consumatori ci sarà davvero un risparmio?Riccardi: Se i mercati agricoli sorgessero in tutte le città, anche la grande distribuzione sarebbe costretta ad abbassare i prezzi. Nell’ultimo ventennio la grande distribuzione ha avuto il merito di ridurre il costo dei prodotti. Costi che i dettaglianti non avrebbero mai abbassato se non ci fosse stato un concorrente a indurli a farlo. Poi è diventata un monopolista: riesce a imporre prezzi bassi ai produttori e, soprattutto, non sempre questo risparmio si riflette sul cartellino della merce. CM: I farmer markets favoriranno la valorizzazione delle produzioni locali. Migliorerà la qualità dei prodotti?Riccardi: L’equazione prodotto locale uguale qualità non è sempre vera. Il punto, tuttavia, è che se il prodotto per raggiungere il consumatore deve subire uno spostamento di 60 chilometri anziché di 6mila, probabilmente richiederà meno pesticidi. Oggi spesso acquistiamo frutta che ha viaggiato a lungo e non sa di niente.CM: Scoppierà la “guerra” fra commercianti e contadini?Riccardi: Certo non si può negare che i negozietti, già penalizzati dalla grande distribuzione, corrono dei rischi. Se si teme per la convivenza fra dettaglianti e produttori agricoli si potrebbe stabilire che le aree mercatali siano utilizzate a giorni alterni dalle due categorie.


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