Né indulto, né amnistia. In Svezia non ce n’è bisogno. Titola così l’ultima news del Corriere della Sera di poche ore fa . Perché il numero delle persone che nel Paese scandinavo vive dietro le sbarre decresce «naturalmente» da quasi dieci anni.
I dati parlano chiaro: dal 2004 il calo delle presenze è stato dell’1 per cento ogni anno. Mentre dal 2011 al 2012 il crollo è stato addirittura del 6 per cento. Un andamento virtuoso che, secondo Nils Öberg, a capo dei servizi penitenziari svedesi, si ripeterà anche quest’anno. E’ nata da qui la decisione delle autorità svedesi di chiudere quattro delle carceri del Paese – quelle di Åby, Håja, Båtshagen e Kristianstad – oltre a un centro di recupero. Strutture che saranno vendute o riconvertite.
L’aria svedese rende le persone migliori? Certamente la brezza scandinava aiuta in fatto di prevenzione e riabilitazione. Così come una tendenza dei giudici a pene più miti, soprattutto per reati legati alla droga. Devo ricordarmi di chiederlo ai nostri amici svedesi, con i quali presto faremo nuove cose, insieme ai giapponesi. Ma questa è un’altra storia, che vi racconterò un’altra volta.
Intanto, nel giardino del carcere di Milano-Opera gli ultimi boccioli di rose si preparano a sfidare il freddo inverno che sembra non voler arrivare, mentre i ragazzi che hanno imparato a fare il pane con Mauro, Elisa e Roberto della cooperativa In Opera, lo stanno facendo lievitare. Da domani, per tutti i mercoledì, fino a Natale, il pane del carcere sarà in vendita sotto il famoso tendone Garabombo di Chicomendes a Milano, metrò Buonarroti.
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