Formazione
Anche allInps cè rimedio
Siano autonomi al dieci per cento o dipendenti in età pensionabile, cambia poco: in Italia il sistema previdenziale è comunque nel caos. Eppure, grazie ai patronati tre lavoratori su quattro hanno
Nella grande confusione (e varietà) delle riforme previdenziali, i patronati rimangono l?unico faro a squarciare la fitta oscurità che avvolge il pianeta pensioni. I dati parlano chiaro: solo nel 1996, quasi due milioni di pensionati si sono rivolti a questi istituti di assistenza e da essi hanno ricevuto tutela. E ben il 74,5 per cento delle domande inoltrate all?Inps portano la loro firma. Cifre di tutto rispetto, ma destinate in futuro ad aumentare, restringendo ancora di più il numero di quelli che seguono altre strade (le prestazioni che non vengono patrocinate da questi istituti riguardano appena il 25,4 per cento del totale). Lo afferma il Censis, nel suo secondo rapporto sui patronati in Italia. Una mappa dettagliata dei servizi offerti dalle organizzazioni di assistenza oggi presenti nel nostro Paese, 23 sigle, raggruppate in tre grandi confederazioni: Cepa, che raduna quelli sindacali (Inca, Inas, Inal, Acli), Cipla, che coordina i patronati dei lavoratori autonomi e Copas, che è una sorta di gruppo misto di istituti rivolti sia a lavoratori dipendenti sia autonomi. Fra tutti , l?Inca Cgil, con circa il 25 per cento di attività, fa la parte del leone.
Dunque, i patronati godono di buona salute, uno stato di grazia che certamente darà un colpo di acceleratore al processo di riforma tanto invocato e che in Parlamento ha già prodotto cinque proposte di legge. E in attesa che governo e Parlamento si diano una mossa, loro, i patronati, riscoprono un nuovo ruolo: quello di rappresentanza ?solidale? e di cerniera indispensabile tra istituzioni, enti previdenziali e cittadini. È questo un altro dato inattaccabile che emerge dall?indagine del Censis, che mette tra l?altro in evidenza un elemento che la dice lunga sull?affidabilità e la fiducia che i patronati riscuotono tra i cittadini. L?impegno di questi organismi, infatti, non si esaurisce nell?assistenza sulle pratiche pensionistiche. Il lavoro dei patronati va oltre, prevedendo assistenza gratuita anche per indennità di disoccupazione, cure termali, maternità e malattia. Nel 1996 l?Inca, per esempio, ha patrocinato quasi due milioni di pratiche escluse dal ?paniere?, ossia l?insieme delle prestazioni che tradizionalmente vengono fornite dagli organismi di tutela. Questo conferma che a prevalere non sono più le logiche di puro investimento, bensì le logiche di solidarietà, quelle autenticamente legate alle ragioni e alle esigenze dei lavoratori.
Insomma, mentre da una parte le grandi confederazioni sindacali partecipano ormai a tutti gli effetti alla pianificazione delle politiche sociali ed economiche del Paese accanto al governo, dall?altra parte i patronati si rafforzano sempre più come il ?braccio lungo? solidale degli stessi sindacati. Ma fanno anche qualcosa di più. Si preparano ad affrontare le richieste che vengono dalle emergenti e un po? confuse nuove categorie professionali.
Come quella del ?popolo del 10 per cento?, vale a dire i lavoratori che svolgono attività coordinate e continuative e che versano il 10 per cento del reddito nelle casse degli istituti previdenziali.
Secondo il Censis sono in prevalenza uomini, anche se una buona presenza di donne giovani, tra i 19 e i 29 anni, non disdegnano le nuove professioni, sviluppate soprattutto nel settore terziario. Sono single, laureati, disposti più alla flessibilità anziché alla mobilità, concentrati soprattutto nel nord est del Paese. Di questi, quasi il novanta per cento ha bisogno di consulenze per orientarsi nei meandri della previdenza pubblica.
I patronati, sempre secondo l?indagine Censis, sembrano le strutture più agili e quindi più adatte a rispondere immediatamente alle nuove domande di tutela di queste figureprofessionali, soprattutto per la loro capacità di adeguarsi ai nuovi scenari del mercato del lavoro.
«Adesso, quello che ci preme di più», afferma Sergio Puppo, presidente di Inca Cgil, «è capire in quali modi il patronato può rispondere alle richieste sempre più diversificate del mondo del lavoro e quali saranno i termini della collaborazione futura, nel segno dell?efficienza, con gli enti previdenziali e i ministeri interessati. È questa la sfida della legge di riforma». «Il testo definitivo della legge di riforma» ,gli fa eco Giancarlo Panero, presidente Inas, «deve prevedere tre elementi fondamentali: nessun taglio ulteriore e un?aliquota di finanziamento, l?esclusività delle prestazioni per non dare spazio a faccendieri di sorta, l?apertura al mercato con interventi pubblici simili a quelli che accompagnano i processi di ristrutturazione delle aziende». Nel frattempo i patronati continuano a lavorare, navigando a vista tra mille incertezze e difficoltà.
Nella grande confusione (e varietà) delle riforme previdenziali, i patronati rimangono l?unico faro a squarciare la fitta oscurità che avvolge il pianeta pensioni. I dati parlano chiaro: solo nel 1996, quasi due milioni di pensionati si sono rivolti a questi istituti di assistenza e da essi hanno ricevuto tutela. E ben il 74,5 per cento delle domande inoltrate all?Inps portano la loro firma. Cifre di tutto rispetto, ma destinate in futuro ad aumentare, restringendo ancora di più il numero di quelli che seguono altre strade (le prestazioni che non vengono patrocinate da questi istituti riguardano appena il 25,4 per cento del totale). Lo afferma il Censis, nel suo secondo rapporto sui patronati in Italia. Una mappa dettagliata dei servizi offerti dalle organizzazioni di assistenza oggi presenti nel nostro Paese, 23 sigle, raggruppate in tre grandi confederazioni: Cepa, che raduna quelli sindacali (Inca, Inas, Inal, Acli), Cipla, che coordina i patronati dei lavoratori autonomi e Copas, che è una sorta di gruppo misto di istituti rivolti sia a lavoratori dipendenti sia autonomi. Fra tutti , l?Inca Cgil, con circa il 25 per cento di attività, fa la parte del leone.
Dunque, i patronati godono di buona salute, uno stato di grazia che certamente darà un colpo di acceleratore al processo di riforma tanto invocato e che in Parlamento ha già prodotto cinque proposte di legge. E in attesa che governo e Parlamento si diano una mossa, loro, i patronati, riscoprono un nuovo ruolo: quello di rappresentanza ?solidale? e di cerniera indispensabile tra istituzioni, enti previdenziali e cittadini. È questo un altro dato inattaccabile che emerge dall?indagine del Censis, che mette tra l?altro in evidenza un elemento che la dice lunga sull?affidabilità e la fiducia che i patronati riscuotono tra i cittadini. L?impegno di questi organismi, infatti, non si esaurisce nell?assistenza sulle pratiche pensionistiche. Il lavoro dei patronati va oltre, prevedendo assistenza gratuita anche per indennità di disoccupazione, cure termali, maternità e malattia. Nel 1996 l?Inca, per esempio, ha patrocinato quasi due milioni di pratiche escluse dal ?paniere?, ossia l?insieme delle prestazioni che tradizionalmente vengono fornite dagli organismi di tutela. Questo conferma che a prevalere non sono più le logiche di puro investimento, bensì le logiche di solidarietà, quelle autenticamente legate alle ragioni e alle esigenze dei lavoratori.
Insomma, mentre da una parte le grandi confederazioni sindacali partecipano ormai a tutti gli effetti alla pianificazione delle politiche sociali ed economiche del Paese accanto al governo, dall?altra parte i patronati si rafforzano sempre più come il ?braccio lungo? solidale degli stessi sindacati. Ma fanno anche qualcosa di più. Si preparano ad affrontare le richieste che vengono dalle emergenti e un po? confuse nuove categorie professionali.
Come quella del ?popolo del 10 per cento?, vale a dire i lavoratori che svolgono attività coordinate e continuative e che versano il 10 per cento del reddito nelle casse degli istituti previdenziali.
Secondo il Censis sono in prevalenza uomini, anche se una buona presenza di donne giovani, tra i 19 e i 29 anni, non disdegnano le nuove professioni, sviluppate soprattutto nel settore terziario. Sono single, laureati, disposti più alla flessibilità anziché alla mobilità, concentrati soprattutto nel nord est del Paese. Di questi, quasi il novanta per cento ha bisogno di consulenze per orientarsi nei meandri della previdenza pubblica.
I patronati, sempre secondo l?indagine Censis, sembrano le strutture più agili e quindi più adatte a rispondere immediatamente alle nuove domande di tutela di queste figureprofessionali, soprattutto per la loro capacità di adeguarsi ai nuovi scenari del mercato del lavoro.
«Adesso, quello che ci preme di più», afferma Sergio Puppo, presidente di Inca Cgil, «è capire in quali modi il patronato può rispondere alle richieste sempre più diversificate del mondo del lavoro e quali saranno i termini della collaborazione futura, nel segno dell?efficienza, con gli enti previdenziali e i ministeri interessati. È questa la sfida della legge di riforma». «Il testo definitivo della legge di riforma» ,gli fa eco Giancarlo Panero, presidente Inas, «deve prevedere tre elementi fondamentali: nessun taglio ulteriore e un?aliquota di finanziamento, l?esclusività delle prestazioni per non dare spazio a faccendieri di sorta, l?apertura al mercato con interventi pubblici simili a quelli che accompagnano i processi di ristrutturazione delle aziende». Nel frattempo i patronati continuano a lavorare, navigando a vista tra mille incertezze e difficoltà.
Dove trovarli
Ecco chi sono e dove hanno la sede nazionale i principali Patronati:
ACLIPatronato delle Associazioni cristiane dei lavoratori promosso dalle Acli; via G.Marcora 18/20 Roma, tel 06/58401; fax 06/5840536
INASIstituto nazionale di assistenza sociale, promosso dalla Cisl; vle R.Margherita 83/d Roma, tel. 844381; fax 06/84438314
INCAIstituto nazionale confederale di assistenza, promosso dalla Cgil; via G. Paisiello 43, Roma; tel. 06/855631; fax 06/85352749
ITALIstituto di tutela e assistenza lavoratori promosso dalla Uil; via Po 162, Roma;
tel. 06/852331; fax 06/8547992
CIPLACoordinamento che raggrupa i patronati lavoratori autonomi; via M. Fortuny 20, Roma; tel. 06/32687; fax 06/3215910
COPASCoordinamento misto, via in Lucina 10, Roma; tel. 6871320; fax 06/68300229
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