Welfare

Analgesici? Una disuguaglianza di genere taciuta

L'appello a riconoscere e trattare il dolore in modo adeguato nei due sessi e a superare il cosiddetto "gender pain gap" viene dall'associazione delle pazienti con fibromialgia. La presidentessa Suzzi: «Nelle donne, il dolore viene sistematicamente sottotrattato e sottovalutato»

di Nicla Panciera

Dismenorrea, cefalea, emicrania, dolori muscolari: il dolore colpisce di più le donne che lo percepiscono in modo diverso, come confermano molti studi. Eppure, quando riferito da una donna esso viene sottovalutato e sottotrattato, nonostante il sollievo dal dolore sia un diritto del malato sancito dalla legge 38/2010. Di tali disparità si è tornati a parlare durante l’incontro nazionale del Comitato fibromialgici uniti CFU Italia ODV dello scorso maggio. «Come pazienti fibromialgiche, conosciamo questo fenomeno e lo sperimentiamo sulla nostra pelle» dichiara Barbara Suzzi, presidente di Cfu Italia «sappiamo che il dolore cronico provoca anche emarginazione sociale e il trattamento insufficiente espone al rischio di cronicizzazione, depressione, insonnia, astenia, con compromissione del funzionamento personale e ripercussioni sul lavoro».

L’approccio di genere in medicina insegna che l’organismo maschile e femminile hanno alcune differenze biologiche che portano a diverse incidenze di malattia, diversi sintomi e, come conferma la farmacologia di genere, anche diverse risposte ai farmaci che ancora troppo spesso sono testati su soggetti maschi. Tali differenze riguardano anche il dolore, come confermano abbondanti dati epidemiologici, secondo cui il dolore cronico è più diffuso nelle donne che negli uomini. Inoltre, la probabilità di avere la sindrome da stanchezza cronica è quadrupla nelle donne rispetto agli uomini. Venendo alla fibromialgia, le donne sono circa il 90% per cui la possiamo considerare come una vera malattia ‘di genere’.

«La differenza con cui il dolore delle donne viene sistematicamente sottovalutato, non considerato e non trattato è un problema culturale» continua la presidentessa Suzzi «ed è ascrivibile al dominio del potere maschile in cui uomini e donne sono considerati intrinsecamente diversi e i valori maschili sono considerati più positivi di quelli femminili. Questa cultura non solo è una forma di discriminazione e pregiudizio legato al genere, ma si riflette nell'assistenza sanitaria., con differenze medicalmente non motivate nel trattamento di uomini e donne».

«Un report inglese pubblicato nel 2022 ha evidenziato che il 28% delle donne che sperimenta dolore si rivolge al medico solo quando diventa grave, mentre il 62% si auto somministra farmaci da banco. Le donne sono convinte che il loro dolore non meriti attenzione, ma questo ha un impatto su altri ambiti dell'esistenza: il 41% infatti ha riferito disturbi del sonno e il 24% depressione a causa della sofferenza, rispetto al 18% degli uomini. Si tratta di un gap che ha a che fare con una forma sottile di discriminazione millenaria che deve essere superato grazie a consapevolezza e formazione degli operatori».

Tale divario di genere si estende anche al pronto soccorso, dove gli uomini aspettano una media di 49 minuti prima di ricevere antidolorifici in caso di dolore addominale acuto mentre, nella stessa situazione, l’attesa per le donne arriva alla media di 65 minuti. Le donne hanno anche la metà delle probabilità degli uomini di ricevere antidolorifici dopo un intervento chirurgico di bypass coronarico. Studi condotti nel Regno Unito rivelano che interpretare il dolore come ansia contribuisce al 50% in più di errata diagnosi dopo un attacco di cuore.

«Le donne non vengono prese sul serio oppure si ritiene che dovendo partorire siano più avvezze e “destinate” a sopportarlo. Una sorta di contraddizione, perché contemporaneamente la donna viene considerata debole e non in grado di tollerare il dolore o di sopravvalutarne i livelli» prosegue Barbara Suzzi «Quando il dolore fisico delle donne viene liquidato come esagerato e immaginario, o erroneamente diagnosticato come psicologico, la salute femminile ne viene influenzata».

Photo by Imani Bahati on Unsplash

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.