Famiglia

Anagrafe adozioni: l’organico ridotto non giustifica i ritardi

Caso: ritardo dell'ufficio anagrafe per la registrazione di una adozione

di Redazione

Una coppia di coniugi adotta una bimba di 4 anni nata in India e ne chiede la registrazione del cognome anche in Italia. La pratica viene definita nel gennaio ?98 con decreto del Tribunale dei Minori ma passano i mesi e la registrazione del cognome allo stato civile non viene perfezionata. I genitori sollecitano ripetutamente i funzionari dell?amministrazione. Devono, infatti, fare i conti con problemi non indifferenti come, ad esempio, lo scadere del permesso di soggiorno e almeno una trascrizione di un documento a cura dell?ufficio anagrafe sarebbe stato utile per realizzare tutti gli adempimenti anche sanitari (vaccini, etc.) che permettono il reale inserimento della bambina nella realtà istituzionale. Nel mese di maggio gli uffici non danno alcuna risposta alle richieste della coppia e, anzi, mostrano una certa insofferenza quando la signora si rivolge direttamente ad un dirigente. «Quando sono venuti nel mio ufficio – spiega Teresa Lapis, difensore civico della Provincia di Venezia – non riuscivamo a capire come poteva accadere che mentre erano riusciti ad ottenere velocemente l?adozione, si trovavano bloccati da tempo considerevole per l?iscrizione anagrafica e civica della loro bambina». Il difensore civico scrive all?Ufficio anagrafe e ai Servizi demografici chiedendo il regolamento che prevede i termini per l?espletamento delle pratiche di competenza, in particolare procedura e termini per la trascrizione del decreto di adozione di un minore. Ma solo dopo un ulteriore sollecito, arriva la risposta: i ritardi nella registrazione sono stati dovuti alla ?notevole mole di lavoro arretrato? e alla ?carenza di personale?. Poco cambia nella sostanza perché, commenta Tersa Lapis, «questo non giustifica l?atteggiamento dell?amministrazione che non rispetta i termini di legge e non assume nei confronti del cittadino un atteggiamento corretto e disponibile».

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.