Mondo

Amos Oz «Il mio slogan? Fate la pace, non fate l’amore»

«Per fare la pace non bisogna essere innamorati dell’interlocutore. Basta accettarlo. E capire che il compromesso non è affatto una cosa malvagia. Questo vale per la vita di coppia e...

di Sara De Carli

Make peace, not love. È questo lo slogan pacifista di Amos Oz, quello che può risolvere tanto i conflitti tra moglie e marito quanto quelli tra Israele e Palestina. «E pazienza se con questo mi pongo in disaccordo con un mio vecchio connazionale, Gesù Cristo». Amos Oz è in Italia per presentare il suo ultimo libro, Non dire notte, la storia d?amore tra Theo, un sessantenne rassegnato, e Noa, che a 45 anni si riscopre idealista e battagliera: una coppia in cui ciascuno pretende di essere, per l?altro, troppe e troppo opposte cose. Un libro sulla famiglia, «l?istituzione più stravolgente e tragica che esista al mondo».

Vita: La famiglia oggi è prepotentemente al centro del dibattito, ma il libro lei l?ha scritto nel 1994: come ha potuto anticipare tanto i tempi?
Amos Oz: Se mi chiede di spiegare in una parola di cosa mi occupo nel mio lavoro, le dico la famiglia. Se devo farlo in due parole, dico la famiglia infelice. Se poi mi chiede di parlarle della famiglia, le dico: legga tutti i miei libri. So che da voi è in corso un dibattito sul riconoscimento giuridico delle famiglie conviventi: io credo che sia inutile aggrapparsi a una visione idealistica della famiglia. Occorre invece allargare il più possibile il concetto di famiglia, come avviene nella realtà. La chiave è il compromesso. Ai giovani è una parola che non piace, ma se non c?è compromesso non c?è vita. L?opposto del compromesso è il fanatismo e la morte. Fare compromessi non è concedere qualunque cosa ma arrivare a metà strada, andare incontro a chi arriva dall?altra parte. Io sono un esperto in compromessi, sono sposato da 47 anni con la stessa donna?

Vita: Quanto la vicenda di Theo e Noa può essere trasposta sul piano politico?
Oz: Io non amo questa mania dell?allegoria politica. Da noi è diffusissima, la gente non legge per piacere ma per trovare qualcosa con cui dissentire.

Vita: Però lei fa dire a Noa: «Dimenticare per perdonare è un orribile cliché». Concorda?
Oz: Sì, certo. Per fare la pace non c?è bisogno né di perdonare né di dimenticare. Amore, perdono e pace sono sinonimi solo nel vocabolario dei pacifisti idealisti, non nella realtà. Non mi è mai piaciuto lo slogan «fate l?amore, non fate la guerra». Io dico: ««fate la pace, non fate l?amore». Per fare la pace non serve andare a letto insieme, abbracciarsi, diventare amici: è necessario solo smettere di uccidere e cominciare a convivere, anche a denti stretti. Questo sì vale sia nei rapporti di coppia sia nei rapporti fra gli Stati.

Vita: Lei descrive Theo che osserva il deserto e vede blocchi di pietra nera e massi di gesso bianco: «Essere in pace significa essere come loro, per quanto è possibile: muti e presenti». Il contrario di ciò che fa lei?
Oz: Theo ha fatto una ricerca buddista, vive una filosofia fatta di calma e riposo. Io non sono così, ho bisogno di cambiare le cose, prendere iniziativa. Però non trasformatemi in Solzenicyn o in un eroe. Non sono mai stato arrestato, non ho mai fatto particolari sacrifici per poter fare quello che faccio. È vero, ho ricevuto alcune minacce di morte, alcuni vicini non mi salutano, ma in altri Paesi paghi col carcere il poter dire le tue opinioni. La cosa che mi ha ferito di più è stato quando i miei figli andavano a scuola e alcuni compagni li prendevano in giro chiamandoli ?i figli del traditore?.

Vita: Come giudica la situazione tra Israele e Palestina, oggi?
Oz: Vi porto una buona notizia. So che è strano, è quasi un ossimoro: come può venire una buona notizia dal Medio Oriente? Dei sondaggi affidabili dicono che la maggioranza della popolazione, sia in Israele sia in Palestina, è pronta per la soluzione dei due Stati. Non è felice, è pronta. Pronta come un paziente è pronto per un?operazione importante e inevitabile. Pronta a sopportare. Il nostro è un Paese grande come la Sicilia, ma fa tanto rumore che sembra la Cina. Ma anche con un territorio così piccolo c?è bisogno di una divisione: sono due famiglie diverse, e hanno bisogno di due appartamenti. Più piccoli, certo, ma ciascuno ha il suo. Questo è un compromesso, questo è realismo.

Vita: Quali sono allora gli ostacoli che restano?
Oz: I leader sono codardi. Non hanno il coraggio di fare quello che la popolazione ormai giudica inevitabile. Sono come dei dottori che, la mattina dell?operazione, si tirano indietro.


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