Storie di vita e di riscatto

«Amo le mie cicatrici, l’incantesimo che più di una volta mi ha salvato la vita»

Giorgia Testa è nata 27 anni fa con una rara cardiopatia: a tre giorni di vita subì il primo intervento. Ne seguirono diversi. Il suo corpo porta i segni di tutte quelle cicatrici. «Da piccola mi chiamavano "regina delle cicatrici" e io ne soffrivo», racconta. Oggi le indossa come un segno di merito, «quasi una decorazione al valore di cui vado fiera». Nel 2022 ha anche fondato l’associazione “La Musica del Cuore” per educare e sostenere i bambini cardiopatici e le loro famiglie

di Sabina Pignataro

«Credo nella magia, quella vera, quella che ogni giorno si manifesta nella nostra quotidianità. Credo nella vita. Credo nell’Amore. Credo nella musica». Inizia a raccontarsi così Giorgia Testa, una ragazza che oggi compie 27 anni, nonostante i medici dissero ai genitori che difficilmente avrebbe superato i due anni di vita. Giorgia è nata con una atresia polmonare a setto intatto, una  rara cardiopatia congenita a causa della quale ha subito moltissime operazioni per scongiurare criticità potenzialmente fatali. Il primo a 3 giorni di vita.

 Si passa le dita sul torace guardando il suo riflesso nello specchio: porta addosso i segni delle operazioni che le hanno salvato la vita. «Sono lisci e più chiari rispetto al colore della mia pelle e col tempo le asperità che sentivo sotto ai polpastrelli si sono ammorbidite e spianate», racconta. «Sono cresciuta con queste cicatrici ed è sempre stato normale per me, ma quando ero bambina venivo derisa. “Regina delle cicatrici, cuore finto… Mostro….”. Non capivo perché mi dicessero quelle cose, io non mi vedevo diversa da loro, ma ho iniziato a farlo dopo le loro parole. Mi sentivo sola, tradita, arrabbiata, mi vergognavo per come ero. Piangevo tutti i giorni e la mamma, pensando di aiutarmi, mi comprava tante maglie a collo alto dentro cui nascondermi, che nella mia testa diventarono la conferma che allora ero davvero così sbagliata come dicevano». A chi le faceva domande rispondeva: «sono così perché lotto con i leoni».

“Regina delle cicatrici, cuore finto… Mostro….”. Non capivo perché mi dicessero quelle cose, io non mi vedevo diversa da loro, ma ho iniziato a farlo dopo le loro parole

Giorgia Testa

Oggi quei commenti non la feriscono più  «Non voglio più vergognarmi di me stessa».  Giorgia oggi finalmente le indossa come un segno indelebile di merito, quasi una decorazione al valore di cui ha finito per andare fiera. Da poche settimane ha pubblicato un libro  “Dietro le mie cicatrici”,  (edito da Chronos) una biografia in cui racconta la sua storia e quella della malattia «Racconto delle cicatrici, di cui andare fieri, e la volontà di togliere quello stigma che le contraddistingue, frutto della superficialità e dell’ignoranza».

Racconto delle cicatrici, di cui andare fieri, e la volontà di togliere quello stigma che le contraddistingue

Giorgia Testa

Ripensando alla sua esperienza, dice: «prima vedevo le cicatrici come un ostacolo verso quello che volevo raggiungere nella vita, oggi sono parte di me e non riuscirei mai a vedermi senza di loro: sono parte di me, come il naso in mezzo alla faccia o le mani con cui scrivo».

La Musica del Cuore

Nel 2022 ha anche fondato l’associazione “La Musica del Cuore” (www.lamusicadelcuore.it), che ha l’obiettivo di educare e sostenere, attraverso la musica ed il teatro, i bambini cardiopatici e le loro famiglie, specialmente durante il periodo post operatorio. I membri dell’associazione si impegnano anche ogni giorno per divulgare messaggi di inclusività e accettazione nelle scuole, per normalizzare le cicatrici a livello sociale e sensibilizzare tutti, bambini e adulti, sull’argomento. L’associazione supporta anche le famiglie, divulgando informazioni utili per i ragazzi affetti da malattie cardiovascolari e facilita loro la ricerca di strutture che conoscano le diverse patologie e che permettano ai ragazzi di avere una vita normale, per esempio prendendo la patente.

«Useremo le arti performative con i bambini usciti dai reparti di cardiochirurgia e chirurgia pediatrica, per dar loro i mezzi e la speranze di amare di nuovo la propria vita».

L’amicizia con Leonardo

A  11 anni Giorgia venne sottoposta a un cateterismo cardiaco, intervento di per sé non invasivo ma cui si sono susseguite delle complicazioni che costrinsero i medici ad operarla d’urgenza. «Durante i giorni seguenti, conobbi Leonardo, e diventammo amici, condividendo paure e attimi di felicità. Ci prendemmo cura l’uno dell’altra e imparammo, dopo anni di bullismo e discriminazione, anche da bambini, per le nostre cicatrici, il significato dell’accettazione di sé e dell’altro, del diverso. Le cicatrici non sono un problema e non devono esserlo per gli altri perché testimoniano il momento in cui poteva cambiare tutto e noi non avremmo potuto essere più lì. Una volta usciti dall’ospedale rimanemmo in contatto per anni, supportandoci a vicenda nei nostri sogni.» Quello di Leo era di diventare un calciatore: ma a 15 anni Leonardo morì proprio dopo una partita finale della squadra dove giocava.

«L’associazione è stata fondata in suo onore, per portare avanti quello che lui a soli 11 anni mi ha insegnato: “A volte anche l’impossibile, se uno lo vuole, può diventare possibile», racconta Giorgia. «La sua morte mi ha insegnato che non ci deve essere ragione per rinunciare ai propri sogni, esattamente come le diceva sempre Leo, e così è stato. Mi iscrissi, e presi poi il diploma nel 2018 alla prestigiosa “American Musical and Dramatic Academy” di New York, dove ho anche lavorato in celebri teatri e prodotto diversi spettacoli, messi in scena in Italia e all’estero».

Le fotografie fanno parte del progetto “Oro” promosso da Giorgia Testa. «Oro associa la tecnica del Kintsugi giapponese, per cui  quando una ceramica si rompe viene incollata con l’oro, questo perché secondo la loro cultura le imperfezioni sono ciò che rende l’oggetto unico e quindi più prezioso. Il dipingersi le cicatrici d’oro simboleggia accettazione e rivendicazione della propria storia, del dolore e della vittoria che questi segni racchiudono». Per info

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.